Baby rapinatori di studenti
La baby gang agiva come un branco. Puntava la preda, soprattutto studenti minorenni, coetanei, provocava una lite al McDonald dell'Eur e una volta usciti in strada li rapinava di soldi, telefoni cellulari e anche oggetti in oro. Le scorribande dei tre arrestati, all'epoca sedicenni, sono andate avanti per mesi. I poliziotti del Commissariato Esposizione hanno indagato su razzie denunciate dalle giovani vittime tra agosto e ottobre 2010. Ma non è escluso che ce ne siano state anche altre. I cattivi in erba sono nati tutti nella Capitale. Il primo, M.D., è romano, già arrestato nel 2009 per rapina con pistola giocattolo in una farmacia di via Sirtorio, figlio «d'arte, residente al Laurentino 38. Gli altri due hanno genitori stranieri. Il padre e la madre di D.S.A.P.M. sono portoghesi, e non va a scuola come il suo compare romano. I genitori di A.M.H.M., invece, sono egiziani: il ragazzo è l'unico a frequentare le lezioni. I due "stranieri" vivono a Castel di Leva, non molto distante dal Laurentino. Gli agenti della squadra giudiziaria del Commissariato diretto da Giuseppe Piervirgili si mettono al lavoro quando in ufficio, in momenti diversi, si presentano tre ragazzi riferendo di essere stati rapinati all'esterno del McDonald's di viale America. I giovani riferiscono una dinamica dei fatti molto simile. Loro che in tarda mattinata, alla fine della scuola, entrano nel locale. L'incontro coi tre. Le spinte che provocano la discussione e poi quando escono l'agguato: all'esterno del Mc o vicino alla fermata del bus, in un caso è presente pure la fidanzata di uno degli studenti. I poliziotti controllano le immagini registrate dalle telecamere di negozi e banche in zona. Si vedono i movimenti della gang ma non i loro volti. Gli investigatori non si perdono d'animo. Vanno anche a scorrere i verbali delle persone identificate durante i posti di blocco. E la pazienza li premia. Leggono i nomi, raggruppano quelli di giovani con precedenti penali e passo dopo passo arrivano a stringere il cerchio. Il 30 aprile scatta il blitz. Romano ed "egiziano" vengono trovati nelle loro abitazioni. Il "portoghese" invece faticano un po' a scovarlo. Alla fine i poliziotti lo rintracciano all'Ostiense, a casa dei genitori della fidanzata dove si è trasferito. Nel corso delle perquisizioni domiciliari gli agenti trovano telefoni cellulari di cui i tre non hanno saputo spiegare la provenienza. Gli investigatori richiederanno i tabulati per risalire al traffico telefonico e forse ai probabili legittimi proprietari.