IL CASO
Nelgiorno della nomina ufficiale dei nuovi vertici Atac (dove non c'è alcun esponente dell'Udc, al momento), Vigna si "difende" prima dell'attacco: «Il paventato ingresso di un esponente dell'Udc nel Cda di Atac sarebbe un segnale politico in controtendenza con il proposito di costituzione del Nuovo Polo. Se il partito di Casini dovesse scendere a patti con la maggioranza di centrodestra, facendo nominare un suo esponente nel Cda dell'azienda di trasporto pubblico - dice Vigna - la scelta non potrebbe non avere un chiaro significato anche dal punto di vista politico, soprattutto in ragione del fatto che il nome che più circola, che entrerebbe in quota Udc, è quello del segretario romano del partito (Cioffarelli ndr)». Curioso come il fantomatico Terzo Polo (ovvero Udc-Fli-Api e Mpa) che non è riuscito a costituirsi né in Regione né in Campidoglio, si tiri in ballo sulle nomine Atac, quando venerdì scorso Cosimo Dinoi, responsabile organizzativo elettorale dell'Api, è stato confermato all'interno del Cda di Zétema. In quel caso nessuno ha parlato del Nuovo Polo. Risponde a tono il consigliere regionale dell'Udc, Pietro Sbardella: «Vigna sembra in buona fede nell'interpretare la politica amministrativa e di opposizione del Nuovo Polo per l'Italia. Ma credo che l'opposizione debba avere un ruolo di controllo e di garanzia in tutte le sfaccettature della macchina amministrativa, anche assumendo posizioni e ricoprendo incarichi che non contraddicono ma anzi rafforzano il ruolo stesso». Ma un eventuale «patto di non belligeranza» (e non di ingresso in maggioranza) tra l'Udc e Alemanno al momento sembra preoccupare più la componente dei popolari del Pd. Non a caso, il senatore D'Ubaldo consiglia ai "cugini" centristi di «non cedere alle lusinghe di Alemanno». Dietro le nomine infatti si nasconde una strategia ben più ampia, destinata a delineare le alleanze per le elezioni del 2013. Sus. Nov.