Il boss era Giuseppe Molisso.
Molisso,secondo il gip Adele Rando, è il capo della banda per cui ieri sono finite in carcere 35 persone e tre sono state messe agli arresti domiciliari. Gli inquirenti della Procura di Roma ritengono che intorno a lui ruotasse il sistema del malaffare e della vendita di droga nella zona sud est della città, dal Tuscolano al Laurentino. Suoi avversari, dentro e fuori, sono Massimiliano Froio e Walter Santirocchi, anche loro finiti in cella. Il quadro dei diversi gruppi di malavita, con decine di episodi di detenzione e spaccio di droga, è completato da due agenti di polizia penitenziaria per cui è stata emessa l'ordinanza di custodia cautelare. Sono Fabrizio Antonelli, 47 anni e Adriano Lauretti, di 34. Secondo il giudice, il loro ruolo è comprovato da osservazioni fatte dai militari del Ros e da intercettazioni. Stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia, Gabriele Cipolloni, 31 anni, è responsabile dei tentati omicidi di Paolo Abate e di Molisso. L'uomo, in una intercettazione di persone vicine al boss, viene definito come «l'infamone». E proprio i contrasti tra Cipollone e Molisso sono venuti i guai. Lo stesso Gip scrive nei loro confronti: «La rigida e speculare contrapposizione, è riconducibile per ciascuno di essi alle presunte attività di informatori svolte dall'uno a danno dell'altro». L'Orfeo Notte di Cinecittà era il punto di riferimento comune. Poi, un centro scommesse, e sulla stessa strada il solarium. Erano questi luoghi della banda. L'Orfeo Notte è riconducibile alla madre di Giuseppe Molisso, il numero uno citato dall'ordinanza. Il centro estetico chiama in causa la moglie di Massimiliano Froio, anch'egli arrestato. I locali «compaiono ovviamente quali scenari di numerose condotte correlate ai reati-fine», secondo il giudice. L'agriturismo La Mandria, in via Laurentina, coinvolge Federico Diotallevi e Paolo Abate.