L'Atac al capolinea. Ma stavolta per ripartire
«Grazie per gli auguri, ci serviranno». Così il presidente in pectore di Atac, Francesco Carbonetti rompe il ghiaccio con la stampa, durante la presentazione dei nuovi vertici, da parte del sindaco Alemanno, dell'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma, al Bilancio, Carmine Lamanda e del presidente della commissione capitolina, Roberto Cantiani. Confermate quindi le indiscrezioni della vigilia: Carbonetti, classe '41, ex vice Avvocato Capo della Banca d'Italia ed ex capo Area studi Giuridici ed Economici della Consob è il vero «asso nella manica» della sfida Atac. «Siamo chiamati a un compito difficile - dice - ma sono convinto che ne usciremo vincitori». Un entusiasmo sincero che si legge anche nei volti del futuro amministratore delegato, Carlo Tosti, un pezzo da novanta di una delle società leader nella realizzazione di treni e locomotive, la Bombardier Transportation Italy e del direttore generale, Antonio Cassano, da sei anni in Atac, ex braccio destro di Gabbuti e ben voluto dal Pd e da una parte del Pdl. Il più sollevato però è senza dubbio il sindaco Alemanno, convinto più che mai di avere finalmente intrapreso la strada giusta nel settore più difficile per chi amministra un Comune, quello dei trasporti. Una sfida da vincere in breve tempo. Perché di tempo ne è rimasto davvero poco. Sia per il piano industriale, (si partirà comunque dalla struttura ideata dagll'Ad uscente Basile) sia per invertire l'immagine di un'azienda di traporto che non solo fa acqua da tutte le parti ma che oggi è legata, nel sentire comune, allo sperpero di soldi e alle assunzioni facili. «Non si può più sbagliare e non abbiamo sbagliato - ha detto Alemanno - ci presentiamo con un vertice di Atac che è il migliore possibile e gli diamo un mandato specifico che è quello non solo di risanare l'azienda ma anche di dare al servizio una qualità adeguata alle esigenze del cittadino. Vogliamo far re-innamorare Roma dell'Atac». E si comincia dagli stipendi. Confermato il tetto di 350mila euro per l'amministratore delegato (esclusi i premi di produttività) e di 80mila euro per il presidente. Per correttezza va ricordato che sono tra i compensi più bassi d'Italia per chi si trova a gestire un'azienda di trasporto pubblico. E siamo nella Capitale.