Ladri di monetine
Enon solo. Fontana di Trevi è ormai il porto franco di mendicanti e venditori. Per un turista è impossibile godere della meraviglia settecentesca senza essere disturbato. Se l'opera adagiata su un lato di Palazzo Poli non sprigionasse il suo effetto ipnotico, forse, in molti scapperebbero. Attraversare la piazza è un'impresa. Entri da via delle Muratte e ti attende all'angolo una statua vivente che elemosina un euro in cambio della foto. A volte è un finto barbone dipinto d'argento, a volte una statua della libertà, altre ancora raffigura la morte con la falce in mano. Ed è solo l'inizio. D'improvviso sbuca tra le gambe dei passanti, che s'incrociano vorticosamente, uno skateboard con sopra una ragazza straniera. Ha i piedi malati. Non può camminare. Parte degli arti sono monchi. T'implora di far cadere nel suo bicchiere qualche moneta. Provi a dribblarla. Lei torna all'assalto. E dopo qualche tentativo riesci a passare trovandoti di fronte al caldarrostaro. Qui, lui, seduto su una sedia con i coni di cartone e le castagne sul fuoco, è un'istituzione. Come lo sono i ricordari che, con tre banchetti, si dividono la piazza esponendo di tutto, dalle riproduzioni del Colosseo in miniatura ai santini di Giovanni Paolo II. Gli ambulanti, però, non infastidiscono nessuno. Il pressing più serrato è del venditore abusivo di oggetti di dubbio gusto. Si va dai «datteri vibranti» che alzano il tasso d'inquinamento acustico nella piazza, ai lanciatori di dischi che schizzano a dieci metri d'altezza ricadendo sulla testa di un malcapitato a caso, fino alla vendita di una palla gelatinosa che tirata a terra resta schiacciata pochi secondi prima di ricomporsi. Nella piazza ci sono circa dieci stranieri con questi articoli. Ti spuntano da dietro e mediano sul prezzo, mentre a destra e sinistra i pittori di strada provano a venderti l'ultimo acquarello del Foro romano. Il turista che esce a testa alta da questo caos deve però superare l'ultima prova di sopravvivenza. Arriva finalmente ai piedi di Fontana di Trevi e, un'istante prima di tirar fuori la sua fotocamera per immortalarsi sotto al monumento, è braccato dall'omino con al collo una Polaroid: «Foto ricordo: 5 euro». No grazie. Ma lui insiste. La trattativa dura poco. A volte il turista tiene duro. Altre volte cede. Si mette in posa e tira fuori la banconota da cinque, pur di godere in pace della meraviglia romana. Poi, esausto, lancia la fatidica monetina in acqua. Fortunatamente non sa che qualcuno proverà a fregargli pure quella.