Spesi già 30 milioni per smistare i tunisini
Non era la terra promessa. I giovani tunisini se ne vanno delusi. Se la prendono con Berlusconi che li ha fatti venire con il richiamo di un lavoro, il riferimento è all'appello del 2009 su Youtube; si lamentano dell'assistenza, e poco ci manca che non scrollino la terra dalle suole delle scarpe mentre salgono sui treni per Ventimiglia alla stazione Termini, con un biglietto da 52 euro pagato dalla Protezione civile nazionale. Eppure la "delusione" dei tunisini ci è costata già 30 milioni. Anche se sull'accoglienza ci bacchetta persino la Comunità di Sant'Egidio. Ed è solo l'acconto del ministero dell'Economia per rifocillarli, dargli un letto e un treno. Perché sono loro che se ne vogliono andare. Qualcuno anche in Tunisia. Di soldi ne spenderemo altri per loro. Lo ha stabilito l'ordinanza della Presidenza del consiglio dei ministri (opcm) n.3933 del 13 aprile. E chissà quanto romani in lista per una casa popolare da anni, avrebbero preferito un bel piano di costruzioni. Invece i soldi si impiegano per smistare i tunisini. E prendersi pure i rimproveri. Di fondi il commmissario delegato Gabrielli, capo della Protezione civile nazionale, ne avrà altri, come stabilito dall'Opcm. E Roma continuerà a essere crocevia di arrivi e partenze: tunisini e libici, visto che Tripoli minaccia di scaricarcene una marea. Perciò gli assembramenti alla stazione Termini andranno avanti per giorni. Anche se il sindaco Gianni Alemanni ha chiesto alla Protezione civile di evitarli. «Invece saremo ancora a piazza dei Cinquecento» confermano gli addetti ai lavori con le liste di partenze in mano. Solo di chi è stato in un centro, come quello di Castelnuovo di Porto, si sa dove vuole andare. E siccome l'assistenza non può essere imposta, a tutti gli altri bisogna chiederlo mentre stazionano a Termini. In relazione alle doglianze sui profughi, la prefettura precisa che chi è «in possesso del permesso di soggiorno temporaneo, e quindi libero di circolare, decade dall'assistenza. Ciò nonostante, per motivi umanitari, è stato loro offerta ospitalità presso il Centro di Castelnuovo di Porto; coloro che invece hanno inteso lasciare Roma sono partiti verso le destinazioni desiderate». Infine si evidenzia che, «avuta notizia dell'arrivo dei tunisini nel Lazio, è stata organizzata l'accoglienza con pasti e alloggio presso la Caserma di Civitavecchia che, in meno di 24 ore, è stata allestita allo scopo». Inoltre gli immigrati «senza alcun permesso saranno collocati dalla Protezione Civile secondo un piano di distribuzione nazionale e, quindi, anche nel Lazio; per questi la Regione Lazio provvederà all'assistenza». Ieri mattina 104 tunisini sono partiti in treno per Ventimiglia. Alla frontiera sarebbero stati respinti perché senza soldi. Alle 16.10 dal binario 21 altri 72 si sono seduti in due vagoni riservati, «altri 9 per i passeggeri comuni» spiega Andrea Vecchioli, delle Fs. Tanti anche quelli che scelgono di restare in Italia. Nelle liste a inizio pomeriggio c'erano 2 tunisini diretti a Reggio Emilia, 10 a Milano, 5 a Modena, 3 a Palermo, 8 a Bologna, 3 a Bari, 2 a Ragusa, 3 a Catania, 2 a Genova. Tra tante polemiche una storia a lieto fine. Quella di Tarek, 19 anni, adottato, anche se non formalmente da un'anziana coppia di coniugi romani, che hanno contattato i mediatori culturali per aiutare il ragazzo. La governatrice del Lazio Renata Polverini chiede «di abbassare i toni e mettersi a lavorare». Lo ha detto ieri pomeriggio, dopo il tavolo tecnico in Regione con gli enti locali. «Se cominciamo a entrare nell'ordine delle idee che queste persone, una volta ricevuto il permesso sono dei liberi cittadini, ai quali noi dobbiamo soltanto garantire una assistenza e finché non lavorano, se lo vogliono, anche la possibilità di mangiare e dormire, allora diventa tutto più semplice. Noi ci stiamo attrezzando così. E quelli che vogliono andare via li aiutiamo, come già fatto».