IL CASO ATAC

.«Stiamo lavorando intensamente per fare le scelte migliori perché - ha spiegato il sindaco Alemanno - non ci possiamo permettere di sbagliare. Dopo Pasqua nomineremo i nuovi vertici di Atac secondo un criterio assolutamente meritocratico». Chiare le parole del sindaco che vuole smentire, almeno stavolta, il detto «non c'è due senza tre». In effetti dopo Bertucci e Basile alla guida dell'azienda capitolina più importante (e tra le più grandi d'Europa) il Campidoglio non può più sbagliare. E non è affatto detto che la strada del dialogo con il centrosinistra sia quella migliore. Per questo, l'incontro del sindaco con alcuni esponenti del Pd dell'altro ieri sarebbe saltato proprio per le pressioni di una parte del centrodestra e di una parte del centrosinistra, esclusi dall'avvio delle «trattative». In questi infatti c'è la convinzione bipartisan che il «manuale cencelli» non sia più applicabile a una società che è arrivata a una svolta epocale: o si rilancia o finisce (praticamente svenduta) ai privati. Per evitare questo servono tecnici esperti. Il problema è che il centrosinistra vorrebbe i suoi, il centrodestra invece dice basta e punta a cambiare davvero il management Atac e fare dunque piazza pulita dei «compagni» che detengono ancora il potere di gestione dell'azienda. In mezzo Udc e Api che non resteranno certo a guardare. Poi c'è la grande incognita dei sindacati: senza di loro non c'è accordo che tenga. Nodi e fili da sciogliere e da incrociare. Basterà «rompere» l'uovo di Pasqua per trovare la soluzione?