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Polverini in ostaggio del Tar

I cittadini davanti all'ospedale Padre Pio per manifestare contro i tagli

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{{IMG_SX}}Non può essere il Tar a decidere sulla chiusura di un ospedale. Francesco Storace e Donato Robilotta hanno ragione. La politica non può farsi dettare l'agenda dai magistrati. Non si tratta di attaccare le toghe. La riforma della giustizia, per una volta, non c'entra. Qui il discorso è più compesso: non possono essere i giudici amministrativi a decidere se chiudere o meno un nosocomio o quali strutture vadano riconvertite. Un governatore, in questo caso la Polverini, non può essere ostaggio del Tar. In effetti la sentenza con la quale il Tar del Lazio accoglie il ricorso presentato dal Comune di Bracciano e sospende la riconversione dell'ospedale Padre Pio appare inopportuna, se non addirittura incredibile. Secondo la Terza sezione quater presieduta da Italo Riggio non sussistono i presupposti per l'eliminazione dell'ospedale di Bracciano. Il Tar sospende così il decreto sulla riorganizzazione della rete ospedaliera varato dal commissario ad acta Polverini e approvato dal governo per la parte che riguarda la struttura sanitaria della cittadina a nord della Capitale. Secondo i giudici amministrativi «sussistono incongruenze - si legge nell'ordinanza - sulle distanze dei nosocomi di riferimento rispetto a quelle rilevate dall'Amministrazione» e «l'elisoccorso previsto non è abilitato al volo notturno». Il comune di Bracciano (al suo ricorso hanno aderito anche i comuni di Anguillara Sabazia, Canale Monterano, Cerveteri, Ladispoli, Manziana e Trevignano Romano), con l'avvocato Michele Damiani, si è rivolto al Tar del Lazio per contestare la trasformazione dell'ospedale cittadino in punto di primo intervento. Secondo i ricorrenti, il decreto di riorganizzazione della rete ospedaliera predisposto dal presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, prevede una «riconversione illogica» che rende «insufficiente l'assistenza sanitaria nel territorio dell'Asl Roma F, con pericolo, addirittura, per la tutela della salute e della vita dei cittadini residenti». E i giudici amministrativi gli hanno dato ragione. Ora, magari alcune valutazioni saranno anche corrette; magari il piano di riordino della rete ospedaliera poteva sacrificare un altro ospedale al posto di Bracciano. Però le decisioni a chi spettano? l'indirizzo della politica sanitaria a chi spetta? Alla Regione e a chi la governa. Chi ha vinto le elezioni ha tutto il diritto di governare. Saranno poi i cittadini a decidere, com'è accaduto in passato per Badaloni e Storace. La Polverini, dal canto suo, non fa una piega: «Leggeremo attentamente le motivazioni della sentenza e valuteremo quali sono i problemi. Se è un problema di elisoccorso mi sembra risolvibile. Stiamo andando bene con il piano di rientro, questo è l'importante. Tutti sanno che io ho sempre detto che il piano di rientro non è il Vangelo ed è evidente che ci possono essere dei correttivi da fare. Ciò che conta è che si metta in campo il buonsenso e un sistema che garantisca la salute e rimetta a posto i conti». Sulla Regione ora pendono altri ricorsi, tra cui quello presentato al Tar dalla Comunità Montana Valle dell'Aniene e da cinque malati cronici per salvare l'ospedale Angelucci di Subiaco e quelli del Comune di Monterotondo e di Frascati al presidente della Repubblica Napolitano per evitare la riconversione del Santissimo Gonfalone e del San Sebastiano. Insomma, il riordino della rete ospedaliera richia di essere riscritto dalle sentenze. Con il centrosinistra che applaude per bocca dei consiglieri regionali Pd Montino, Astorre, Ponzo, Lucherini e del Sel Nieri. Il segretario generale provinciale Uil Fpl Claudio Tulli plaude invece alla decisione del Tar dandone una motivazione sanitaria: «Siamo soddisfatti, Bracciano non ha nelle sue vicinanze un altro pronto soccorso se non il San Filippo Neri, Sant'Andrea e Civitavecchia situati a molti chilometri di distanza».

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