Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Nati ai bordi di periferia possono ispirare il futuro

default_image

  • a
  • a
  • a

Perraccontare storia e origine dei luoghi in cui vivono ogni giorno, insegnando loro a prendersene cura affinché non scivolino nel degrado. Ieri, all'Ara Pacis, i giovanissimi atleti della S.S. Lazio Basket hanno festeggiato in modo particolare il Natale della città. E con la guida degli architetti Flaminia Bonifaci e Francisco J. Romero Varo, sono stati i visitatori d'eccezione de «Le città di Roma: housing e paesaggi urbani dal dopoguerra ad oggi». La mostra fotografica, promossa dall'Acer, ha come filo conduttore l'housing sociale, dipanato in un'epoca in cui, spiega la Bonifaci, «l'urbanistica era architettura e aveva il merito di sperimentare». Argomenti apparentemente estranei ai bambini, ma che in realtà sono loro vicini: anche perché i segni più evidenti dell'edilizia sociale di Roma si leggono proprio nelle periferie dove i piccoli cestisti vivono. E dove la Lazio Basket, da anni, combatte l'emarginazione con lo sport. Fondata nel 2007 da Simone Santi, vicepresidente Giovani dell'Unione Industriali Romani, l'associazione sportiva – non a scopo di lucro – si impegna soprattutto nei quartieri disagiati. Non a caso, ha aperto il suo primo centro gratuito di avviamento alla pratica sportiva proprio a Corviale, luogo simbolo delle periferie «ad alto tasso di emarginazion» di Roma. Ed è proprio nell'ottica di un recupero del rapporto con la realtà con cui si vive, che si inserisce la partecipazione dei ragazzi alla mostra. E se l'urbanistica spiegata ai bambini diventa materia di suggestioni, la loro opinione è invece un buon riscontro per gli architetti. Impressionati, racconta Romero Varo, più dagli «spazi per giocare che da torri e grattacieli», i ragazzi sono osservatori attenti e sinceri. E per questo danno un apporto insostituibile alla discussione sulle periferie. Anche perché nessuno meglio di loro, sottolinea Bonifaci, «può dirci come si vive davvero in questi luoghi, e quello che si potrebbe cambiare».

Dai blog