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LA LETTERA

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Nell'attesache il Pdl, sindaco in testa, esca dall'impasse delle dimissioni di presidente, amministratore delegato e presidente del collegio dei sindaci, il Pd passa all'attacco con una lettera del Pd Roma al sindaco Alemanno. Peccato assomigli però più a un attacco "interno" che esterno. «Siamo disponibili a fare la nostra parte per salvare Atac e Ama, ma a condizione che Alemanno le liberi dai manager che hanno prodotto lo scandalo di Parentopoli e che sono ancora all'interno delle aziende in posizione di comando - si legge nella missiva del segretario Miccoli e del presidente Patanè - su questo saremo inflessibili, come lo saremo nel denunciare la responsabilità del sindaco Alemanno sul tracollo e sul fallimento delle municipalizzate. È un'iniziativa autonoma del Pd che punta a sostenere aziende forti ma ripulite dalle incrostazioni che si sono accumulate nei tre anni di sciagurata gestione Alemanno». Il dito viene subito puntato contro il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, vero punto di rifierimento del partito locale. Tanto che poco dopo una nota di Palazzo Valentini chiarisce: «Si fa presente che questa lettera è un'iniziativa autonoma dei vertici del Pd legittimamente non concordata con il presidente della Provincia di Roma». (Ma Miccoli non è "uomo" di Zingaretti?) Il sasso è lanciato. Spetta allora al senatore Lucio D'Ubaldo a chiedere l'intervento del commissario per il Lazio del Pd, Vannino Chiti: «Spiace infatti constatare la confusione in cui versa la maggioranza zingarettiana che guida da mesi, senza successo, il Pd Roma. Oggi, dopo le dimissioni di Basile, gli stessi vertici propongono di cogestire la nomina del futuro amministratore delegato. Oscillazioni, queste, poco razionali e comprensibili. Non ha senso gridare una volta "tutti a casa" e suggerire poi di accomodarsi tutti insieme nel "garage" di quella stessa casa». S.N.

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