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L?intervista

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OnorevoleTarzia, perché riformare i consultori? «La legge regionale sui consultori è del '76: è evidente che in 35 anni ci sono stati cambiamenti sociali, sanitari e culturali che impongono una revisione delle strutture che devono tornare a svolgere un primario ruolo sociale di servizio alla maternità e paternità responsabili». La sua proposta di legge è tra le più contestate, per principio o per opportunismo? «Vorrei si uscisse dall'ideologia, che non giova a nessuno, tanto meno alle donne. Se, come mi auguro, siamo convinti che l'aborto è sempre un dramma, dobbiamo tutti impegnarci, istituzioni per prime, a ridurne il numero». Ieri alcune associazioni hanno consegnato una raccolta di firme contro la riforma. «Si tratta di associazioni, fortemente connotate politicamente, che si rifanno all'ideologia radicale che la maggior parte di cittadine del Lazio, appena un anno fa, col loro voto, hanno dimostrato di non condividere. Si mente, sapendo di mentire, continuando a dare un'interpretazione non veritiera del testo. Ricordo che per avere valore ogni firma deve essere corredata dal documento d'identità, cosa che nella petizione di cui si parla non è avvenuto. Ricordo che il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari, che sostiene la riforma, rappresenta 1,5 milioni di famiglie». L'accusano di voler «stravolgere» la 194. È vero? «Il mio giudizio negativo sulla 194 è noto, come consigliere regionale non posso fare una legge che ne contrasta una nazionale. È evidente che, nella prassi, la parte preventiva della 194 non è stata adeguatamente applicata: colloquio teso a rimuovere le cause che inducono la donna al ricorso all'aborto, offerta di alternative, coinvolgimento dell'associazionismo. La mia riforma rende obbligatori questi passaggi, non permettendo più che una donna, di fronte ad una difficoltà per una gravidanza, venga lasciata sola». Sus. Nov.

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