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Cappuccio dirige Belen in una favola moderna

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Sucose italiane. Raccontate però anche come una commedia, prodiga di spunti ironici. Inizialmente l'aveva pensata Antonio Avati, che non è solo il produttore di suo fratello Pupi, poi, sceneggiata da Eugenio Cappuccio, Claudio Piersanti e Guia Soncini, gli stessi fratelli Avati hanno deciso di produrla, affidandone la regia a Eugenio Cappuccio già noto per due film fortunati, "Volevo solo dormirle addosso", visto a una Mostra di Venezia, e "Uno su due", visto al Festival di Roma. Si comincia in Puglia dove un ex cantautore, Piero Cicala, si è ridotto a fare il cameriere nel ristorantino della sua ex moglie, senza più fiducia nel futuro. Un giorno, però, quelli della televisione vengono a cercarlo per fargli interpretare una sua vecchia canzone in una trasmissione sul passato condotta da Carlo Conti e intitolata non a caso "I migliori anni". Piero sulle prime esita, poi, visto crescergli attorno l'entusiasmo di alcuni suoi antichi collaboratori, accetta la trasferta a Roma. Con l'occasione si imbatte in una diva argentina lautamente pagata per far la pubblicità ad un profumo. Ed è da qui che può aver inizio la favola. Senza un lieto fine facile, ma con la possibilità per Piero di ritrovare lo slancio di una volta, capace forse adesso di ricominciare. Cappuccio ha guardato a tutti i suoi personaggi quasi con affetto. Nelle pagine in Puglia, con colori caldi (ma evitando il folclore), a Roma e poi addirittura in Texas dove la favola si preparerà a concludersi, precisando il confronto tra i due protagonisti, il provinciale impacciato, la diva internazionale di buon cuore, dando rilievo anche a delle cornici romane in cui, per un verso dominano la mondanità e la frivolezza e, per un altro, pretende attenzione un'ambientazione generosa di architetture celebri fatte emergere quasi magicamente dalla notte. Il protagonista è Emilio Solfrizzi, con tutte le esitazioni e gli imbarazzi che il suo personaggio esigeva (salvo quando canta con voce sommessa). Gli dà la replica una diva sulla cresta dell'onda, Belén Rodríguez: un viso luminoso, una recitazione corretta, pronta, due o tre volte, ad alternarsi con immagini di nudo. Che certo non dispiacciono.

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