A giudizio i medici legali di Cafasso

Tra meno di due settimane i due medici che analizzarono il corpo del pusher Gianguerino Cafasso si dovranno sedere sul banco degli imputati. Il giudice ha infatti fissato la prima udienza del processo con rito immediato per falso in atto pubblico per il 2 maggio. A processo sono finiti i due medici legali che effettuarono l'autopsia di Gianguerino Cafasso, lo spacciatore coinvolto nel caso Marrazzo. Per i magistrati di piazzale Clodio i due medici, Stefano Moriani e Mauro Iacoppini, quali consulenti per conto della procura, affermarono di aver analizzato ed effettuato, in sede di esame autoptico, tutti gli accertamenti sul corpo dell'uomo mentre da una seconda autopsia, eseguita nell'ambito dell'incidente probatorio sollecitato dai difensori dei tre carabinieri accusati di omicidio volontario, sarebbe emerso che quanto dichiarato dai medici non corrispondeva a quanto effettivamente fatto. Dall'esame svolto il 4 settembre scorso dal professore Giovanni Arcudi sarebbe venuto alla luce che non fu effettuato l'esame della scatola cranica, che gli organi interni erano «in situ» e ancora collegati tra di loro e che erano stati effettuati solo dei prelievi istologici e verifiche sul cuore. Ciò, secondo i pm, non corrisponde a quanto scritto dai due consulenti nella loro perizia nella quale, invece, affermavano di avere effettuato gli accertamenti. Nei confronti di Moriani e Iacoppini il pm Eugenio Albamonte ha chiesto l'interdizione dall'attività professionale e da quella da pubblico ufficiale per due mesi (i termini sono terminati lo scorso 2 aprile ndr.). I due professionisti erano stati interrogati dal gip al quale avevano spiegato che la consulenza da loro redatta per il caso Cafasso era stata realizzata utilizzando un precedente esame e che quindi ci sarebbe stato solo un errore materiale di compilazione. Fin dal primo giorno, comunque, il tossicologo, assistito dagli avvocati Pina Tenga e Annaisa Garcea, ha respinto le accuse. «Relativamente agli esami tossici sui visceri non esiste la prova della falsità del dottor Iacoppini», sostengono i legali del tossicologo.