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"Non mi pagava e l'ho ucciso"

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Il cadavere dell'imprenditore Roberto Ceccarelli freddato con due colpi di pistola

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Settant'anni, uno dei prestanome nella galassia di società: «L'ho ucciso perché non mi voleva pagare». Ieri ha confessato che è stato lui a sparare all'imprenditore Roberto Ceccarelli, 45 anni, freddato l'altra sera in una strada della Roma bene con due colpi di pistola calabro 22 alla schiena. Lo avrebbe confessato incastrato da una telecamera e da un telefono cellulare. In meno di 24 ore dal delitto la Squadra mobile di Vittorio Rizzi ha stretto il cerchio. Ha cominciato mettendo alle corde un gruppo di sospettati. Persone che erano in affari o collaboratori della vittima. Ieri pomeriggio sono stati convocati e ascoltati in questura. Qualche ora prima, la moglie di Ceccarelli aveva tracciato agli investigatori lo scenario delle amicizie del marito, dei soggetti che la sera dell'omicidio sapeva che doveva incontare. Durante l'interrogatorio, alle domande dei poliziotti quasi tutti hanno risposto con spiegazioni chiare e senza impuntarsi. Uno soltanto, A.P., 70 anni, avrebbe cominciato a riferire una versione sdrucciolevole. Slittava nei dettagli, diceva e si correggeva subito dopo. Vero o falso? La sua ricostruzione dei fatti non combaciava con quello che avevano in mano gli investigatori, l'anziano non confermava quello che alla Mobile già sapevano. Prima circostanza. Stando alle indagini, una telecamera di sicurezza sistemata all'esterno di un esercizio commerciale su via Oslavia, a poca distanza dal luogo del delitto, avrebbe ripreso il settantenne mentre discuteva con la vittima all'uscita dell'ufficio. Seconda. Nel cellulare di Ceccarelli, nella lista della chiamate risulterebbe una conversazione con il presunto omicida proprio prima dell'appuntamento finito male. I due avrebbero discusso in strada, Ceccarelli gli avrebbe girato le spalle fregandosene delle proteste del settantenne, quest'ultimo lo avrebbe seguito fino a via Col di Lana sparandogli due colpi alla schiena mentre l'imprenditore correva verso la sua Golf parcheggiata davanti al bar Vanni, in via Monte Zebio, nel quartiere Prati. La storia non ha ancora la parola fine. Ieri sera il magistrato ha ascoltato la confessione del sospettato anche per verificare il tipo di rapporto che c'era tra lui e la vittima. Le indagini hanno rispolverato il passato di Roberto Ceccarelli, il suo curriculm con precedenti per reati finanziari, coinvolto nel riciclaggio di 10 milioni di euro saltati fuori dalla truffa alle Asl legata al nome di Lady Asl. Movimenti di denaro che l'imprenditore avrebbe garantito attraverso una rete di società per il commercio di auto, dalla Germania all'Italia. E non solo. Tra vecchie e nuove sigle figurano Prestige Car, Holiday Market, Robby Cars, Ansilu immobiliare, Pavesi Cars, Roma Cars 2003, Number One, Ship Rent, Nike Consulting, Atlantic, Vizi e Sfizi Boat e Lusian immobiliare. Il settantenne sarebbe stato uno dei prestanome di alcune srl della galassia messa su da Ceccarelli. Ma probabilmente non era soddisfatto del trattamento economico.

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