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A Prati è il crimine dei colletti bianchi a fare paura.

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Ingrado di mettere le mani su un quartiere-salotto col potere invasivo dei soldi sporchi da riciclare e non con la violenza che tanto sgomenta. Lo dice il presidente del XVII Municipio, Antonella De Giusti. «A Prati, come ai Parioli e in altri quartieri bene di Roma, il rischio non è tanto la sparatoria o lo spaccio di droga per strada ma la criminalità dei colletti bianchi che parte dal racket della contraffazione e dell'abusivismo commerciale e arriva alle infiltrazioni della malavita nelle attività commerciali. Nel 2009 - prosegue - abbiamo avuto un'attività sequestrata per 'ndrangheta e un'altra chiusa per reati finanziari. Ormai la mafia non sta più solo in Sicilia e in Calabria. Per questo - continua - chiedo che più che ai lavavetri l'amministrazione ponga attenzione a questi fenomeni inquietanti che si insinuano nella maglie della nostra città. Quello di venerdì sera - aggiunge la presidente - è il delitto più efferato in questa zona dopo quello di via Poma, dopo tanti anni è tornato un'allarme criminalità. Un anno fa fui chiamata dalla polizia centrale di Roma che mi disse che questo era il municipio più sicuro di Roma - ricorda il minisindaco - Ed è vero: è un quartiere medio borghese dove si può andare in giro tranquillamente di notte, ma non è esente da alcuni problemi diffusi su Roma». L'omicidio davanti al teatro delle Vittorie non ha colpito tanto per il luogo che è stato insanguinato, diverso dalle zone dove i malavitosi si sparano anche per poche dosi di droga non pagate. Il delitto ha squarciato il velo sulla vittima, su chi pianta la bandiera delle proprie società da usura per altri scopi. Chi parla di presenze mafiose, di una situazione da tenere seriamente sotto controllo, è anche il sindacato di polizia della Cgil, il Silp. «Se si pensasse di più ai problemi reali di Roma e non alla rincorsa quotidiana degli immigrati e delle prostitute - dichiarano i segretari generali di Roma e Lazio, Gianni Ciotti e Cosmo Bianchini - forse i problemi si potrebbero affrontare diversamente. Cogliamo l'occasione per chiedere nuovamente un confronto sul tavolo della legalità. Non conosciamo ancora l'esito delle indagini sul delitto di Prati - aggiungono - e siamo fiduciosi e rispettosi dell'attività di magistrati e organi inquirenti, ma che oggi il problema della criminalità organizzata esista a Roma è sotto gli occhi di tutti, è inutile che il delegato Ciardi dichiari che Roma è una città sicura se poi succedono queste cose in pieno centro». Il delegato comunale alla Sicurezza, invece, prova a smorzare i toni. I numeri della sicurezza gettano acqua sul fuoco. «Per la concentrazione di presidi di controllo la zona di Prati - interviene Giorgio Ciardi - potrebbe essere considerata la cittadella militare di Roma. Il XVII Gruppo della Municipale conta 300-350 unità. Inoltre in quel quartiere romano c'è un'alta concentrazione di palazzi presidiati dalle forze dell'ordine, come il Tribunale, la Corte dei conti, la Corte di Cassazione, oltre al personale di sicurezza della Santa Sede». Per quanto riguarda il delitto dell'imprenditore davanti al tearo delle Vittorie, Ciardi sottolinea che «la questione non riguarda la sicurezza urbana perché poteva succedere ovunque, in quanto frutto di un rapporto tra vittima e assassino andato a male». F.D.C.

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