La Consulta annulla le ordinanze del sindaco
La Corte costituzionale toglie i poteri ai sindaci. E per Roma è un terremoto. Le ordinanze di Alemanno in materia di pubblica sicurezza non sono più valide. Anche se il Campidoglio va dritto per la sua strada: «Le ordinanze restano in vigore e continuano ad avere piena efficacia». Il ministro dell’Interno Maroni si infuria: «È un errore, rimedieremo». Al momento, quindi, si va avanti nell’incertezza. La sentenza n.115 della Consulta, infatti, va a smantellare il pacchetto sicurezza varato nel 2008 dal Governo. I sindaci non potranno più emanare ordinanze antialcol, contro la prostituzione, contro l’accattonaggio, contro i lavavetri e per mantenere il decoro urbano. La Corte ritiene che l’ampliamento dei poteri dei sindaci, fuori dai casi urgenti e contingenti, violi gli articoli 3 (eguaglianza), 23 (riserva di legge) e 97 (imparzialità pubblica amministrazione) della Costituzione. In pratica, non si può trattare diversamente i cittadini a seconda del Comune in cui si trovano. Se un automobilista si ferma in strada a contrattare con una prostituta, deve avere lo stesso trattamento in tutta Italia. Bere alcol fuori dai locali dopo le 23 (l’ultima ordinanza di Alemanno entrata in vigore una settimana fa), ad esempio, non può essere vietato a Roma e permesso a Rieti. Per la Consulta, insomma, uno stesso comportamento non può essere lecito in un luogo e proibito in un altro. Nella sentenza scritta dal giudice Gaetano Silvestri si enfatizza proprio questo aspetto: «Gli stessi comportamenti potrebbero essere ritenuti variamente leciti o illeciti, a seconda delle numerose frazioni del territorio nazionale rappresentante gli ambiti di competenza dei sindaci». Quello che manca è un unico quadro legislativo visto che le ordinanze vanno a intaccare la «sfera generale di libertà dei singoli e delle comunità amministrate, ponendo divieti, obblighi di fare e non fare che (...) impongono in maggiore o minore misura, restrizioni». Giorgio Ciardi, il delegato alla Sicurezza del sindaco, assicura che non cambia nulla: «Andiamo avanti con il nostro lavoro di tutela del territorio. Avvieremo una verifica con l’Avvocatura generale dello Stato: fino ad allora, nessuna marcia indietro. Le ordinanze vanno avanti». L’ultima è quella antialcol che si rifà esplicitamente al decreto del ministero dell’Interno del 5 agosto 2008 che dà poteri al sindaco di intervenire per contrastare «fenomeni di violenza legati agli abusi di alcol».