Ammazzato in strada In tasca centomila euro
Omicidio davanti al Teatro delle Vittorie, nel quartiere Prati. Ieri sera intorno alle 20,30 è stato ucciso Roberto Ceccarelli, 45 anni, con precedenti per reati finanziari. Gli assassini hanno esploso due colpi di pistola, probabilmente una calibro 22: uno lo ha colpito in pieno volto, l’altro al corpo. La vittima si è trascinata per una decina di metri in via Col Di Lana ed è crollata poco prima di un ristorante. Sull’asfalto una borsa abbandonata da Ceccarelli durante l’agonia. Nei locali della zona nessuno ha visto niente: né i killer, o il killer, allontanarsi né Ceccarelli discutere prima dell’esecuzione. «Abbiamo sentito soltanto due colpi - dicono all’Hotel delle Vittorie, accanto al teatro Rai - il signore un nostro cliente? No, affatto. Qui non è mai entrato». Sul posto i poliziotti dei commissariati Prati, che sta a cento metri di distanza, e di Trevi Campo Marzio. Inutili i soccorsi del 118. All’inizio Ceccarelli sembrava respirasse ancora. Gli operatori hanno tentato di rianimarlo. Ma sono passati pochi istanti e l’uomo è spirato, subito coperto da un telo termico. L’omicidio sembra un’esecuzione in pieno stile mafioso, un regolamento di conti. Il colpo in pieno volto è una firma. Nei primi anni del 2000 la vittima sarebbe finita nella megainchiesta che ha coinvolto la sanità laziale. Dagli archivi sembra che il suo ruolo sia stato quello di riciclare dieci milioni di euro dalle casse della Asl RmB attraverso una rete di società, l’Atlantic e la Pavesi cars, per l’import-export di auto dalla Germania all’Italia e viceversa. Il nome di Ceccarelli figura in un’altra indagine per presunte vicinanze al clan mafioso Tomasello. Ceccarelli, leggermente stempiato e con i capelli brizzolati, indossava una camicia imbrattata del suo sangue. In tasca aveva un assegno di 100mila euro. Sull’auto, una Golf nera, il bollino del Sindacato autonomo nazionale stampa italiana, un organismo costituito nel 1983. Gli investigatori hanno sentito i residenti dei palazzi di via Col Di Lana, hanno interrogato alcuni avventori dei locali: il cadavere era disteso a pochi metri dal celebre bar Vanni e dalla sua automobile, una Golf nera parcheggiata lì di fronte. In tarda serata l’arrivo della moglie, il suocero e il figlio Simone, poco più che ventenne. L’urlo: «Dov’è mio padre, cosa gli è successo?». La violenza e il sangue non hanno distolto più di tanto la serata romana. Con il corpo ancora caldo, ai tavoli dei ristoranti c’era gente che mangiava e parlava come se niente fosse accaduto.