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A Castel Sant'Angelo il Music Inn torna a far parlare di sé

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Ela saletta sonora e raccolta, sprofondata due piani sotto la strada a due passi da Castel Sant'Angelo, torna come un tempo a riempirsi di note e di pubblico. Riparte l'avventura del Music Inn, cuore pulsante del jazz a Roma per oltre vent'anni, dal 1972 al 1993, quando sul palco del locale si potevano vedere - e toccare, per quanto erano vicini – mostri sacri come Bill Evans, Lee Konitz e Ornette Coleman. Erano anni ruggenti, nei quali il principe Pepito Pignatelli e sua moglie Picchi avevano trasformato una sorta di catacomba in un luogo magnetico che dettava la tendenza a tutta l'Italia e godeva di fama internazionale. La nostra nouvelle vague veniva a farsi le ossa, si incontravano il batterista Roberto Gatto, i pianisti Danilo Rea ed Enrico Pieranunzi e tanti altri. Scomparsi i due aristocratici, era tramontato anche il Music Inn, rimpianto e mai dimenticato dagli appassionati di musica. Finché cinque professionisti romani col pallino del jazz hanno deciso di riaccendere il sogno. E l'altra sera, con un doppio concerto del Music Inn Trio e del M.A.T., il locale è tornato alla vita. Ad affollarlo molti cinquantenni che ne avevano conosciuto gli antichi fasti, ma anche tanti trentenni curiosi di scoprire la sua leggenda. Entrati dall'insospettabile portoncino di legno chiaro, nascosto dalle impalcature, hanno scoperto il labirinto di salette collegate da ripide scale e corridoi, dove tutto parla di jazz. Album, libri, foto, schermi che mostrano concerti leggendari, e poi quadri, sale di lettura e bar, per arrivare al cuore nascosto, la platea rimasta intatta con le pareti bianche, i tavolini neri, le candele, i divanetti e i lampadari rossi. «Abbiamo lasciato tutto come un tempo, anche le sedie - racconta uno dei soci, il notaio Elio Casalino - Volevamo ricreare un luogo dove incontrarsi, ascoltare il jazz e unirlo alla cultura in varie forme, come accade a New York e a Londra. Un posto che a Roma mancava». Anche l'assessore romano alla Cultura, Dino Gasperini, ha voluto essere presente. Sul palco della serata inaugurale, il sassofonista Marcello Allulli non nasconde l'emozione, e spera «che si ricrei il clima che c'era negli anni '70, quando il jazz italiano cresceva intorno a questo locale». Per ora si respira un'atmosfera di eccitazione e di rinascita, da vecchi amici che si ritrovano. Per tutto aprile si susseguirà un intenso programma di concerti dal vivo, che il 15 vedrà esibirsi il Roberto Giglio Quartett, il 16 Lorenzo Tucci con Claudio Filippini, il 22 Giovanni Guidi, il 29 Francesco Diodati, il 30 il Raj Trio con Giovanni Falzone. Non mancheranno le jam sassions e gli esperimenti di contaminazione: si potranno infatti ascoltare letture di Shakespeare e Borges accompagnate dal sottofondo jazz. Si tenterà, insomma, di riempire di musica ogni momento della giornata, dall'aperito fino a notte fonda. Quel nome e una certa musica sono già tornati a risuonare.

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