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La Provincia truffata da politici del Pd e Pdl

Palazzo Valentini

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Risultavano assunti in diverse società, dove però non svolgevano alcuna attività professionale. Numerosi politici riuscivano così a mettersi in tasca migliaia di euro in più senza averne diritto. Anzi, danneggiando la Provincia di Roma, costretta a sborsare due milioni di euro per gettoni di presenza. Un sistema che dopo sei anni è stato bloccato dalla magistratura, che al termine delle indagini ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di tredici imputati, tra i quali consiglieri provinciali del Pdl e del Pd. Il pubblico ministero Assunta Cocomello aveva chiesto che 27 imputati finissero alla sbarra. Il gup Carmine Castaldo, invece, ha disposto il proscioglimento dell'amministratore di una delle società coinvolte e la trasmissione degli atti per altri 13 imputati ad altre procure per incompetenza territoriale. Così, il prossimo 17 ottobre, sotto processo ci saranno, tra gli altri, i consiglieri provinciali in carica Bruno Petrella del Pdl e Francesco Paolo Posa, del Pd. Nella lunga lista di indagati figurano anche l'ex presidente del consiglio regionale ed ex consigliere provincialie Guido Milana, del partito Democratico: gli atti che fanno riferimento a lui sono stati stralciati e inviati alla procura di Latina. Secondo quanto verificato dalla procura di Roma, i tredici imputati, a seconda delle posizioni processuali, avrebbero commesso i reati di truffa, omesso versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e indebita percezione di erogazioni pubbliche tra il 2002 e il 2007. Gli ex e attuali consiglieri provinciali, in base alle indagini del pm, in concorso con dirigenti di diverse società, avrebbero, «con artifici e raggiri», stipulato «un contratto di lavoro subordinato con il quale venivano assunti alle dipendenze della società». Si sarebbe così instaurato «un rapporto di lavoro fittizio presso la stessa società, non avendo mai in realtà prestato» il politico «un'effettiva attività lavorativa», si legge nel capo d'imputazione. Quindi, secondo il sostituto procuratore Assunta Cocomello, si sarebbe indotta «in errore la Provincia di Roma, poiché, avvalendosi delle norme che prevedono il rimborso a suo carico di quanto corrisposto al consigliere a titolo di retribuzione dal datore di lavoro, per le ore o giornate di effettiva assenza del lavoratore dovuta allo svolgimento della funzione pubblica elettiva», le persone coinvolte nell'inchiesta «si procuravano un ingiusto profitto ai danni del medesimo ente, cagionando così un danno patrimoniale di rilevante entita».

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