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I test non trovano il Dna del killer

La polizia scientifica accanto al cadavere ritrovato in un campo a ridosso di via Porta Medaglia vicino all'Ardeatina (Foto Gmt)

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L'assassino non ha lasciato tracce. Nel giallo pesto del cadavere di donna trovato la mattina dell'8 marzo in un campo sull'Ardeatina senza testa, gambe e organi interni si aggiunge un altro buco nero. Dai test di laboratorio eseguiti sul tronco della poveretta non sarebbero stati trovati reperti col Dna dell'omicida, o almeno tracce biologiche diversi dal profilo genetico della vittima, appartenenti cioè ad altra persona. Quindi né capelli né pelle sotto le unghie sarebbero «estranei». Il killer ha calzato guanti in lattice o altre protezioni? La cura con la quale ha amputato, l'ha avuta anche per non evitare di tradirsi? È l'ultimo tassello che si aggiunge al mosaico dell'indagine della Squadra mobile di Vittorio Rizzi. Un puzzle ancora tutto nell'ombra, dove gli elementi venuti alla luce non indicherebbero una pista da seguire. Fra tre giorni scocca il primo anniversario di questo storia macabra. Sarà un mese dal ritrovamento del cadavere, dei resti di una donna che l'autopsia eseguita del medico legale Guido De Mari ha descritto europea, tra i 25 e i 40 anni. Nelle prossime ore gli esami della polizia Scientifica potrebbero essere in grado di dire qualcosa in più sul suo conto: il colore dei capelli, l'altezza e altro. Informazioni che contribuiscono a tratteggiare il volto della vittima, a rendere l'immagine di una persona ancora senza nome. Gli inquirenti dispongono di altri suoi oggetti personali: la maglia grigia, il cappottino nero con una scritta sulle spalle e l'anello di metallo che la donna portava alla mano destra. Reperti che finora la magistratura ha deciso di non mostrare per evitare di essere sommersa da un mare di false segnalazioni e che in futuro potrebbero finire su giornali e televisioni. Sul giallo dell'Ardeatina ci sono poche certezze. Una è saltata fuori in queste ore: gli investigatori escludono che ci siano legami con l'altro caso macabro, del cadavere fatto a pezzi trovato nel Lodigiano. Quest'ultimo è di un uomo, senza testa, mani, con le gambe mutilate prima delle ginocchia. Il corpo nel campo dell'Ardeatina aveva gli arti superiori e quelli inferiori sono stati disarticolati per intero. Il dettaglio che però fa la differenza è l'eviscerazione. Nel Lodigiano il corpo aveva gli organi interni, in quello dell'Ardeatina no. Il particolare non sembra di poco conto. Rivela che l'assassino ha avuto il tempo di scempiarlo - oltre due ore circa - e soprattutto lo spazio utile. Inoltre, stando all'autopsia il tronco sarebbe stato abbandonato sull'Ardeatina all'alba dell'8 marzo. Vuol dire che il killer ha agito di notte.

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