La sinistra vuole l'«aborto» dei consultori

.A 33 anni dalla legge 194 sull'aborto (che riconobbe giustamente la libertà di non esserlo) è questo il tema che dovrebbe essere al centro di un serio dibattito politico. Serio e dunque scevro da pregiudizi. Ma così non è. La proposta di legge di riforma dei Consultori, più nota col nome della prima firmataria, la consigliera regionale Olimpia Tarzia, dopo un lungo percorso nei Municipi capitolini (dove il centrosinistra si è ripetutamente spaccato), è arrivata in discussione alla Commissione Lavoro e Politiche sociali. Ieri erano previste le audizioni delle associazioni. Un po' troppe a dire il vero. Il sit-in di protesta, iniziato alle 15 per il presunto tentativo «del centrodestra di bloccare il regolare processo democratico, bloccando le audizioni con le associazioni», riferisce una nota dell'Assemblea permanente delle donne. La manifestazione alla Pisana è stata subito cavalcata da Pd, IdV e Sel. Poco dopo è lo stesso presidente della commissione, Maurizio Perazzolo ad annunciare il rinvio della seduta e l'audizione di altre 50 associazioni, tra cui «Streghe per sempre» e i coordinamenti donna di Cigl, Cisl e Uil. Sulla riforma dei consultori, insomma, devono parlare proprio tutti. Il dubbio se abbiano i titoli, e sul perché non lo abbiano fatto prima, è sempre più forte, così come il sospetto che a interessare queste centinaia di sigle non sia il «rischio» che nel Lazio sparisca l'aborto (basta leggere l'articolo 13 della riforma Tarzia), quanto piuttosto l'inserimento nei consultori di associazioni culturalmente diverse da quelle che protestano. A fine serata, l'onorevole Tarzia chiarisce qualche punto: «Considero il palese ostruzionismo da parte dell'opposizione, in relazione alla proposta di legge "Riforma e Riqualificazione dei Consultori Familiari", una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini. Dopo sei mesi di audizioni, nel corso delle quali abbiamo ascoltato ogni tipo di associazione - ricorda - credo sia doveroso entrare nel merito della proposta. Non è ragionevole la richiesta di fare ulteriori audizioni, abbiamo delle precise responsabilità verso le famiglie e le donne della nostra regione. Spero che alla fine il buon senso prevalga e che si riesca ad uscire dal rigido schematismo ideologico, collaborando insieme per dare alle donne in difficoltà la possibilità di essere libere di accogliere la vita».