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La Capitale guida la carica dei balneari

La protesta dei balneari

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Roma guiderà la rivolta delle spiagge contro l'Unione Europea. Il sindaco Gianni Alemanno marcerà alla testa degli amministratori dei comuni di mare per chiedere a Bruxelles di rivedere il meccanismo delle aste per il rinnovo delle concessioni demaniali. «Chiederò all'Anci, l'associazione nazionale dei municipi, che venga organizzata quanto prima una manifestazione per andare a Bruxelles», spiega Alemanno alla platea di bagnini in maglietta rossa riuniti a piazza Navona. In tremila, armati di ombrelloni e sdraio, sono giunti ieri da tutto il Lazio, Toscana, Abruzzo, Puglia, Campania e Sicilia perché dal primo gennaio 2016 potranno perdere la licenza e dover chiudere gli stabilimenti, simbolo dell'italica vacanza al mare. L'Unione europea, per garantire l'applicazione della Direttiva Bolkestein per la libera circolazione dei servizi (di spiaggia, in questo caso) ha ordinato all'Italia di mettere all'asta le concessioni per effettuare servizi di spiaggia sul Demanio marittimo per garantire. «Ma non ha fatto i conti con le peculiarità delle attività balneari italiane, gestite da una miriade di piccole imprese-famiglia. A Roma sono un centinaio, nel Lazio 1.200», sottolinea il sindaco. Imprese private nate per gestire servizi privati (noleggio di ombrelloni, lettini e cabine) su aree pubbliche (le spiagge) attraverso la concessione. Atto altrettanto pubblico, rilasciato dai Comuni per conto delle Regioni, a cui lo Stato ha subdelegato la materia una decina di anni fa. In cambio della licenza i concessionari versano un canone annuale e sono obbligati a tenere puliti gli arenili. L'asta chiesta dall'Unione Europea scardina il meccanismo di rinnovo della licenza, finora automatico. «In questo modo arriveranno francesi, belgi e olandesi a gestire alle loro condizioni le spiagge italiane, imponendo i loro prezzi ai bagnanti, che verrebbero penalizzati», afferma Fabrizio Fumagalli, presidente del Sib Lazio. «Arriveranno multinazionali straniere che vogliono speculare sui nostri litorali e hanno risorse economiche sufficienti a vincere qualsiasi asta», interviene Ruggero Barbadoro, presidente della Fiba Lazio. «E c'è il concreto rischio che nella gestione degli arenili possa intrufolarsi la criminalità organizzata che da sempre investe nel turismo per riciclare denaro sporco», aggiunge Franco Petrini, gestore de La Pinetina. «La gestione a livello familiare tutela gli utenti della spiaggia da questo». «Sappiamo che le normative dell'Ue si prefiggono il nobile scopo di attivare i principi di concorrenza, ma il più delle volte finiscono con il garantire i vantaggi e i privilegi dei grandi gruppi economici», sostiene Alemanno. «In realtà Bruxelles non ha il coraggio di rompere i grandi monopoli e mette sotto scacco i piccoli imprenditori. Per questa ragione è necessario quanto prima riaprire una trattativa sia a livello nazionale che europeo, andando quindi a presentare le nostre ragioni all'Unione Europea». Il governo, raccomanda Alemanno, «deve difendere queste imprese, che sono un punto di forza tipicamente italiano. Il pericolo è che le coste italiane vadano ai grandi gruppi economico che non hanno a cuore la piccola economia e la difesa del territorio». E poi a restare disoccupati non saranno solo i gestori ma anche i dipendenti degli stabilimenti, almeno trentamila a Roma e nel Lazio.

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