IL CASO ATER
Apresentarlo ieri l'assessore regionale alla Casa, Teodoro Buontempo e il commissario straordinario dell'Ater Roma, Bruno Prestagiovanni. Ma si sa, di questi tempi, quando si parla di case popolari e di Ater scoppia inevitabilmente la baruffa. La neo presidente della commissione capitolina al Patrimonio, Lavinia Mennuni (che da tempo si occupa dello stabile di via Chiaradia) pur non essendo stata invitata si è presentata alla conferenza. Un gesto «inopportuno» per Buontempo che non appena la Mennuni ha provato a prendere la parola con il microfono alla mano, ha abbassato il volume, provocando l'inevitabile effetto acquario. «Non si trattava di un convegno politico ma di un contesto istituzionale - ha spiegato più tardi Buontempo - io l'avevo anche salutata e ringraziata ma voleva prendere a tutti i costi la parola, dopo che avevo finito di parlare. Ma allora, se ci fossero stati dei consiglieri regionali, avrebbero dovuto parlare tutti? È stata inappropriata e fuori luogo, forse l'interesse di visibilità personale è stato superiore». Decisamente più diplomatica la Mennuni che, a caldo commenta: «Mi dispiace per l'acredine dimostrata dall'assessore alla Casa: bisogna essere uniti per ristrutturare il patrimonio della città di Roma». Poco dopo il consigliere Pdl del II Municipio, Roberto Cappiello ricorda come il «Piano del colore di cui oggi si avvale l'Ater Roma deriva da una delibera comunale proposta proprio dalla Mennuni». Del resto i motivi di nervosismo non mancano in «casa» Buontempo che deve essersi innervositi già l'altroieri quando l'assessore all'Urbanistica Ciocchetti ha tenuto una conferenza cittadina proprio sull'Ater e continua l'attenzione dei media sulla commissione d'inchiesta che riguarda, tra l'altro anche a vicenda della casa Ater del marito della Polverini. Nulla a confronto di qualche parola espressa dalla presidente della commissione Patrimonio di Roma Capitale. Sus. Nov.