Caso Majorana, ascoltato il supertestimone
Nessuna svolta da chi diceva di aver visto Ettore Majorana. L'inchiesta riparte dal buio che l'avvolgeva. La Procura di Roma ha già convocato il presunto testimone che a Buenos Aires, in Argentina, negli anni successivi alla guerra avrebbe parlato col fisico catanese, classe 1906, scomparso la sera del 27 marzo 1938 dal traghetto Tirrenia sulla rotta Palermo-Napoli. I carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci speravano che da colui che emigrò nel Sud America per cercare fortuna potesse venire la dichiarazione rivelatrice, il buon avvio delle indagini decise dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani sul mistero che ha ingoiato il genio della Fisica. Invece dall'interrogatorio del supertestimone non sono venute fuori né conferme né smentite. Il migrante, anche lui siciliano, intervistato tempo addietro dalla trasmissione tv «Chi l'ha visto?», davanti alle telecamere aveva rivelato di aver incontrato un conterraneo somigliante allo scienziato catanese, uno dei «ragazzi di via Panisperna», il laboratorio di giovani promesse della Fisica radunatosi attorno alla figura di Enrico Fermi. E allora? La squadra di investigatori messa insieme dal dirigente della sezione Omicidi, il colonnello Bruno Bellini, non smette di lavorare. Ha appena iniziato. Nella lista dei testimoni (presunti) c'è ancora qualche nome. Soprattutto argentini. La prossima missione dei militari infatti potrebbe essere a Buenos Aires. Ma da passare al setaccio non ci sono soltanto i verbali di interrogatorio, già scritti e da scrivere. Ci sono pure le carte lasciate dal fisico: il testamento che non è stato mai trovato (e forse neppure lasciato) e altri appunti. Gli investigatori precisano che non c'è un delitto da risolvere ma una pagina di storia da scrivere. Finora sulla sorte del personaggio di inchiostro ne è stato consumato parecchio. Si è ipotizzato che lo scienziato abbia deciso di finire la sua vita in un convento, sia fuggito nella Germania di Hitler per rivelare chissà quali formule, quelle forse di un'arma segreta, e non si immaginò la bomba atomica soltanto, ma quella di un raggio magnetico in grado di disinnescare altre macchine di morte. E infine, è saltata fuori la pista argentina. In questa inchiesta che s'inabissa nella storia, tra sorprese e qualche omertà delle persone sinora contattate, emerge anche un altro possibile movente della sparizione improvvisa. Le indagini stanno tratteggiando il profilo di un uomo geniale ma chiuso, dall'intelligenza brillante ma dall'animo facile preda dell'apprensione, schivo ma costretto alla ribalta, riservato e beffato dalla norietà. Paradossi che potrebbero aver esercitato una pressione insostenibile, una sindrome da successo. Le ultime parole di Majorana sono quelle scritte il giorno prima di partire all'amico Caro Carrelli: «Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi».