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Sospettavamo di tutti Eravamo rassegnati

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La villa dell'Ogiata dove fu uccisa la contessa Alberica Filo della Torre

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Nessuno ci crede. Nella zona residenziale a nord della periferia di Roma, nell'elegante quartiere delle superville immerse nel verde sono sconcertati. Gli abitanti dell'Olgiata ormai si erano rassegnati all'idea che l'assassino della contessa non avrebbe mai avuto un nome. E invece, vent'anni dopo uno dei delitti che ha fatto più scalpore nella Capitale, hanno dovuto ricredersi. Ieri Manuel Winston, il domestico della contessa Alberica Filo della Torre, è crollato e ha confessato l'assassinio. «Mi sembra assurdo - mormorano nel bar del quartiere - Rispettiamo il lavoro dei magistrati ma sembra quasi che a distanza di due decenni si voglia per forza trovare un colpevole». Nel centro commerciale che sorge proprio davanti all'elegante collina dei villoni della Roma bene, il centro residenziale sorvegliato giorno e notte da guardie giurate, la notizia dell'omicidio Filo della Torre e del suo assassino, è tornata sulla bocca di tutti. Il delitto, avvolto da intrighi e misteri, con indagini prima interrotte, poi riprese, finalmente ha trovato soluzione grazie alle nuove tecniche investigative. «Ero qui anche nel 1991 quando avvenne il fatto - racconta uno dei baristi - Eravamo tutti convinti che il colpevole fosse Roberto Iacono e non il domestico». In molti confessano di aver sospettato sempre del vicino di casa, il figlio dell'ex governante della contessa e finito nel mirino delle indagini sin dall'inizio per le macchie di sangue trovate sui pantaloni. Roberto Iacono, oggi distrutto dalle indagini, secondo indiscrezioni allora amante della baby-sitter della contessa, e poi scagionato dall'esame del dna. «Le ho pensate tutte - racconta Dolores, amica di Alberica Filo della Torre e proprietaria di un negozio nel centro commerciale dell'Olgiata - Avrei dovuto partecipare alla festa dell'anniversario di matrimonio, era tutto pronto. L'avevo aiutata nei preparativi e la mattina dell'omicidio mia figlia era in piscina con la figlia della contessa. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare quello che poi è accaduto. Ho sospettato di tutti - confessa - Poi, alla fine, ci siamo rassegnati all'idea che non lo avremmo mai saputo». Tante piste e tanti sospetti. Un giallo pieno di intrecci e intrighi: dalla prima ipotesi passionale alle indagini su Iacono e sul cameriere. Più quest'ultimo però, secondo i bene informati che abitano all'Olgiata. Era lui, allora e oggi, il più sospettato. Giocava a carte, perdeva spesso e chiedeva di frequente soldi in anticipo alla contessa, per questo lei l'avrebbe licenziato. «All'inizio ho davvero creduto che potesse essere stato Iacono - racconta ancora l'amica della contessa - ma poi, nel corso degli anni, la storia si è complicata ancora di più e le ho pensate tutte. L'unica cosa che posso dire oggi è che finalmente l'assassino ha un nome e pagherà per quello che ha fatto». «Lavoro qui da anni - dice Antonella proprietaria di un negozio di abbigliamento - È un giallo che ha fatto parlare molto anni fa, la gente di ipotesi ne ha fatte tante ma fino a poco prima dell'arresto del cameriere nessuno discuteva più del delitto, forse la gente si era rassegnata all'idea che l'assassino della contessa sarebbe rimasto senza un nome». «È difficile esprimere un giudizio - racconta Alberto, un altro negoziante - È vero, oggi con le nuove tecniche scientifiche si può risalire a prove che vent'anni fa era impensabile avere. Inoltre mi sembra assurdo che quest'uomo si sia tenuto dentro per così tanto tempo un peso del genere. Andava e veniva dalle Filippine, è stato anche il domestico di Montezemolo, insomma non avrebbe fatto meglio ad andare via e non tornare più?». «Ho sempre pensato che fosse stato lui - racconta Rita, residente - Come tante persone che conosco ho sempre creduto che il colpevole fosse il domestico, ma confidavo anche nelle indagini e nella giustizia. Da tempo di questo delitto non se ne parlava più e dopo vent'anni ci eravamo abituati all'idea che non avremmo mai saputo cosa fosse veramente accaduto. Nemmeno dopo l'arresto del domestico, non pensavo confessasse, c'eravamo abituati al giallo». L'Olgiata si era rassegnata a non dare un volto all'assassino della contessa, si era rassegnata al fatto che quell'omicidio, avvenuto nel comprensorio fatto di case maestose e allora ancora poco conosciuto, restasse per sempre un mistero irrisolto. (Foto Gmt)

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