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Il centro d'accoglienza rischia di riaprire

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Novemesi dopo la chiusura del Centro d'accoglienza per richiedenti asilo (Cara) la località turistica montana teme la riapertura della struttura per immigrati. L'emergenza scoppiata a Lampedusa, infatti, potrebbe far riaprire le porte de «Il Caminetto», l'ex hotel che nell'ottobre del 2008 accolse proprio dall'isola siciliana oltre un centinaio di profughi eritrei e somali fra le proteste di operatori turistici e villeggianti. Ora, nell'ipotesi di una nuova riapertura, tutti sono pronti a nuove mobilitazioni, le stesse che sfociarono tre anni fa contro la struttura gestita dalla Confraternita del Santissimo sacramento e alla fine chiusa il 15 giugno scorso. «Oggi come allora non c'è alcun intento discriminatorio, ma solo un problema di opportunità per un centro turistico che ha meno di 400 residenti - dice una delle operatrici commerciali, Anna Torretta - E integrare qui 150 persone s'è già visto che è impossibile. In questi 9 mesi si è tirato un sospiro di sollievo, però già domenica scorsa i proprietari delle seconde case si dicevano pronti a vendere in caso di riapertura del Cara. E, per noi, sarebbe un tracollo». Un impatto paventato anche dalle amministrazioni di questa località turistica, conosciuta come la «Svizzera italiana» (dove sono di casa, fra gli altri vip, il ministro degli Esteri Franco Frattini, il penalista Carlo Taormina e l'arcivescovo Rino Fisichella) e che attraversa tre comuni e due province.

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