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Pazienti senza cure e medici a spasso

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.Chi, invece, non sa più dove farsi curare. Un problema che riguarda, in tutto, quasi mille pazienti: 350 dovranno rimettersi in lista d'attesa, 500 non potranno più contare sulle cure dei loro medici. Un caos sanitario che è scoppiato lo scorso 12 marzo, quando è stato chiuso il reparto di chirurgia maxillo facciale di Villa Betania, diretto dal professor Domenico Scopelliti, in seguito al piano di riordino sanitario del presidente della Regione Renata Polverini. Da due settimane il primario non ha più la possibilità di curare i suoi pazienti e non può neanche, dopo o tre anni di cure per gravi malformazioni maxillo facciali, operare i pazienti che da tempo attendevano di essere sottoposti a interventi chirurgici. Il problema è che questi pazienti ora non hanno più punti di riferimento medici e dovranno, nella maggior parte dei casi, ricominciare dall'inizio, rimettendosi in lista d'attesa in altre strutture sanitarie. Chi invece è già stato operato avrà difficoltà per portare avanti le cure post operazione. Il professor Scopelliti, anche direttore scientifico della Fondazione Operation Smile, che ha partecipato agli aiuti ad Haiti dopo il tragico terremoto, che opera in più di 50 paesi del mondo dove ha curato migliaia di bambini con malformazioni maxillo facciali, ogni giorno si presenta al lavoro, si siede e sta a braccia conserte. «Ho compiuto 35 missioni umanitarie, ad Haiti siamo stati gli unici medici italiani ammessi sulla nave, torno a casa e non trovo più lavoro - dice il professor Scopelliti - io non discuto la riorganizzazione della Polverini, ma se viene chiuso il reparto di Villa Betania mi chiedo dove andrò a lavorare e come farò a curare i miei pazienti. Per ora mi hanno soltanto detto di andare all'Asl, timbrare il cartellino e di aspettare di sapere cosa dovrà fare». Scopelliti, quindi, non lavora da settimane, anche se ci sono due posti disponibili al San Giovanni e al San Camillo: i posti sarebbero stati già «promessi» ad altri professionisti. Amereggiato, dunque, il presidente della società italiana malformazionui facciali: «Vengo pagato per non fare nulla, non posso neanche curare i miei pazienti».

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