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Case Ater ai ricchi e debiti per tutti

Case Ater

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Le case sono popolari, assegnate a cittadini con stipendi bassi ma anche a tanti ricchi, persone che guadagnano fino a 150 mila euro all'anno. Ovviamente c'è chi, ricco o meno, non paga nemmeno l'affitto. E sono tanti pure questi, migliaia. I debiti, invece, li pagano tutti i romani. Al 2009 il disavanzo dell'Ater, l'istituto delle case popolari, è stato quasi 154 milioni di euro. Una vera e propria voragine, creata in una trentina d'anni. È stato difficile anche solo quantificare il debito. Senza contare che l'Ater non ha pagato l'Ici al Comune di Roma dal 1993 al 2008, quando la tassa è stata cancellata. Farebbero 300 milioni di euro, a cui vanno aggiunti 300 milioni di interessi e penali. Ma questi 600 milioni non sono inclusi nel buco da coprire. Ci sono e basta. Da sempre. Si aspetta che il Comune ci metta una pietra sopra. Nel 2006 l'azienda perdeva 4 milioni di euro al mese e non c'erano nemmeno i bilanci. L'ultimo era stato approvato nel 2001. Nessuno, ovviamente, si era preso la briga di ricostruire nel dettaglio tutti i debiti e i crediti. I morosi: impossibile anche quantificarli. Secondo le stime dell'Ater sono tra il 18 e il 25 per cento benché il canone medio a cui vengono affittati gli appartamenti sia 110 euro al mese. Ma l'ha confermato a Il Tempo due giorni fa l'assessore regionale alla Casa Teodoro Buontempo: «Ho trovato persone che guadagnano più di 100 mila euro all'anno e che pagano 350 euro per case in zone di pregio. E tanti non pagano nemmeno». Negli ultimi anni le cose sono andate nettamente meglio. Soprattutto sul terreno della gestione economica. Tanto che nel 2011 l'Ater proverà l'ebbrezza di un avanzo di bilancio. Cioè spenderà meno di quello che ha guadagnato. Poco meno ma è roba da miracolo. Merito soprattutto del fatto che l'istituto ha finito di pagare un mutuo ventennale da 34 milioni di euro all'anno. Certo il debito resta ma l'altra metà del bilancio è sana. È l'ex presidente Luca Petrucci, fedelissimo dell'ex governatore Marrazzo, a spiegare: «Quando mi sono insediato il 21 dicembre 2005 c'erano tantissimi debiti, nessuno pagava l'affitto. Sono riuscito a recuperare 20 milioni di morosità e in più ho ottenuto anche un aumento del canone del 20 per cento». Ma questo è niente: «Lei non può capire com'era la situazione che mi sono trovato di fronte - racconta Petrucci - Arrivavano inquilini che avevano comprato finti contratti per avere una casa: timbri falsi, firme false». E i ricchi, o almeno benestanti, che hanno un'abitazione a pochi euro al mese magari in una zona di pregio della città eterna (Prati, Flaminio, Farnesina, Testaccio)? È la legge. Tanti sono riusciti a comprare appartamenti di pregio a meno di mille euro al metro quadrato. Del resto le tariffe sono state stabilite con i valori catastali (bassissimi) o con valutazioni dell'Agenzia del territorio dei primi anni Novanta. La Regione ci ha provato a cambiare le norme. E c'è riuscita. Ma solo per sei mesi. Nella finanziaria del 2007 i prezzi delle vendite delle case Ater sono stati agganciati agli indici Istat. Non era proprio una rivoluzione ma pur sempre un aumento delle entrate e una boccata d'ossigeno per le casse dell'istituto. Ma non c'è stato niente da fare: troppe proteste, manifestazioni, minacce. E chi protesta, si sa, poi vota pure. Così la Regione ha fatto marcia indietro e ha ristabilito i vecchi valori. «È proprio così - conferma Petrucci - Ed erano tutti d'accordo, anche quelli che fino a poco prima si erano battuti per gli aumenti. Gliel'ho detto a Buontempo: "Non riuscirai mai ad aumentare le tariffe, il problema è politico"». E visto che la realtà supera sempre ogni immaginazione, è successo anche che l'associazione degli inquilini e proprietari delle case popolari abbia fatto causa all'Ater proprio per questo motivo. «In quei sei mesi in cui sono state cambiate le norme hanno acquistato casa migliaia di persone a un prezzo più alto degli altri - spiega la presidente dell'associazione Anna Maria Addante - È stato un abuso dell'Ater e dunque è giusto che l'azienda restituisca i soldi che ha incassato indebitamente». E se i prezzi delle vendite possono apparire bassi (50 mila euro per 70 metri quadrati a Testaccio o 147 mila euro per 97 metri quadrati a viale delle Milizie), la battagliera Addante spiega: «Si scandalizzano ma 80 mila euro erano 160 milioni del '90». Sì ma voi avete comprato nel 2007 mica nel '90. «Ma i soldi che ha ottenuto l'Ater grazie ai nuovi indici Istat non erano dovuti. Vanno dai 7 ai 20 mila euro per ciascuna vendita. Adesso devono restituirceli. Si tratta di una battaglia di giustizia che stiamo portando avanti da anni e non ci fermeremo». La sentenza arriverà nel 2013. Intanto il debito dell'Ater, che ha 53 mila case e le fa pagare a due soldi anche a chi è ricco, pesa sulle spalle di tutti. Chissà se i magistrati che hanno aperto l'inchiesta su svendopoli e affittopoli butteranno un occhio anche sui conti dell'istituto delle case popolari.

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