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Al Cara 300 nomadi. E i rifugiati restano

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.A confermarlo, anche se indirettamente, è stato il Soggetto attuatore del piano nomadi, Angelo Scozzafava, il dirigente del dipartimento Politiche sociali di Roma Capitale. Spetta a lui anche il trasferimento alle porte di Roma dei nomadi dopo gli sgomberi dei 250 microcampi abusivi. Castelnuovo non li vuole. E lunedì c'è stato il sit-in di protesta di fronte alla prefettura. Scozzafava sta «aspettando il via libera dal prefetto» pronto a trasferire «300 nomadi», una cifra superiore di 100 unità rispetto numero di 200 di cui finora si parlava. E i rifugiati dove andranno? «Chi dice che non si possono portare i nomadi al Cara se ci sono i rifugiati» ha ribattuto Scozzafava. Lo spazio non manca. Negli edifici si sono «40 mila metri quadri» ha spiegato. La notizia farebbe il paio con le affermazioni a Il Tempo del segretario generale della Giunta regionale, Salvatore Ronghi che, interpellato sulla destinazione dei 456 profughi ospitati al Cara, giovedì scorso, il giorno in cui il ministro Maroni aveva deciso di destinare a Mineo i clandestini nordafricani, aveva fatto capire che i "nostri" profughi «sarebberero restati a Roma», che «non sarebbero andati nel centro di accoglienza a Mineo» e che si stava cercando una sistemazione «in ex caserme nelle vicinanze di Roma». Una notizia, in pratica, perché dei rifugiati ospitati a Castelnuovo si diceva che avrebbero dovuto essere trasferiti a Mineo, in Sicilia. Dunque Castelnuovo di Porto potrebbe presto trovarsi a fare i conti con la presenza di rom e "vecchi" e nuovi profughi. Nonostante le rassicurazioni del sindaco Gianni Alemanno, di tenere Roma fuori dalle destinazioni dei nuovi arrivi dal nordafrica, ieri la governatrice del Lazio Renata Polverini ha detto che «il Cara di Castelnuovo rientra tra i siti che stiamo valutando» anche se «non c'è ancora alcunché di deciso». Intanto, il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, si è schierato con i 12 sindaci dell'hinterland, in testa Fabio Stefoni di Castelnuovo, che vogliono che il Cara resti un centro per rifugiati politici. Di sicuro non li perderanno.

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