Riforma Roma Capitale Si resta col fiato sospeso
La doccia fredda del Milleproproghe, quando è stato ritirato l'emendamento che manteneva il numero dei consiglieri capitolini a 60 e aumentava gli assessori a 15, potrebbe non essere solo un ricordo e ripetersi tra pochi giorni. Le perplessità espresse dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel dare il via libera a quello che è stato già ribattezzato il decreto «millepoltrone», fanno tremare molti «salotti». Inserire le vicende numeriche e politiche di Roma Capitale nel decreto che sblocca i fondi alla Cultura potrebbe infatti rivelarsi l'ultimo boomerang. Con un'aggravante da non sottovalutare: il 20 maggio scade il termine fissato dalla legge del 2009 per la riforma di Roma Capitale. Questo significa dover approvare in tutte le sedi istituzionali coinvolte il secondo decreto attuativo, quello che definisce i poteri del nuovo ente speciale, fermo in Regione da mesi. Alemanno ha già più volte manifestato l'intenzione di chiedere una proroga, alla quale però si oppone il Pd romano. L'impasse, in poche parole, è totale. E se La Destra di Storace consiglia al sindaco di «rinunciare all'allargamento della giunta e puntare solo sul mantenimento dei 60 consiglieri», l'IdV con Stefano Pedica non ammette deroghe e parla di un «regalo» ad Alemanno incostituzionale, «considerato che le poltrone in più nella giunta capitolina non rappresentano quei caratteri d'urgenza necessari per un decreto legge». Il Pd, come al solito, si spacca. Se la parte della segreteria romana ribadisce la contrarietà alla maxigiunta, il Pd capitolino rivendica con orgoglio di aver votato la delibera che prevede il mantenimento a 60 consiglieri e l'allargamento a 15 assessori della giunta ma puntualizza che il provvedimento deve essere attuato dal prossimo mandato. Il caos insomma è totale. Con un'incognita forse ancora più grave per gli equilibri politici della Capitale: la complicata vicenda economica che riguarda i consiglieri dei 19 Municipi. Ma di questo parleremo domani.