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Accoltella la figlia e la getta dal balcone

Tor Pagnotta, donna accoltella la figlia e la butta dal balcone. Poi si getta anche lei

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Una madre e sua figlia dovrebbero essere unite per la vita. Ieri lo sono state nella morte. L'altra sera, dopo le 19 e 30, la donna di 45 anni nel gorgo della depressione ha accoltellato la piccola di 8 e poi l'ha lanciata dal balcone dal quarto piano seguendola un attimo dopo. La follia è scoppiata in un palazzo di via Lombardo Radice, a Tor Pagnotta, nei pressi di via Laurentina, alla periferia sud di Roma. La bambina è deceduta sul colpo, la madre è ridotta in fin di vita all'ospedale Sant'Eugenio dov'è stata trasportata dall'ambulanza del 118 e ora è agli arresti per omicidio. In casa erano da sole. Il compagno con gli altri due figli - un maschietto di 12 anni e una femminuccia di 10 - erano usciti. «Sono distrutto. È stato un fulmine a ciel sereno - ha detto in lacrime ai carabinieri - Non mi sarei mai aspettato una cosa simile, non avevamo litigato». Secondo una prima ricostruzione dei militari della Compagnia di Pomezia del Gruppo Frascati, Paola, insegnante di Educazione fisica in un istituto della capitale, annebbiata dalla disperazione ha afferrato il coltello, è entrata nella stanza dove si trovava la piccola Giorgia e l'ha colpita due volte, tra petto e gola: prima di striscio poi affondando la punta. Di seguito la sequenza tragica. Ha lasciato la lama sporca di sangue sul pavimento della cameretta, ha preso in braccio la figlia e si è diretta sul balcone muovendosi come senza emozioni, intravvedendo davanti a sé l'evento della morte come unica salvezza, per se stessa e per chi ama. Alcuni bambini stavano giocando a pallone quando è precipitata la bimba e sarebbero stati proprio loro a dare l'allarme. Un vicino è uscito di corsa: la piccola era ancora viva, in pigiama, poi non ce l'ha fatta. «Era una bimba bionda che sorrideva sempre», ricorda Anna, una vicina. La donna invece era poco più in là. I primi a intervenire ambulanza e carabinieri del Divino Amore. Intorno alle 20 i militari hanno rintracciato il convivente: alle 23,30 era ancora seduto in lacrime nel luogo della tragedia. Paola era in cura per una forte depressione, uno stato mentale dal quale stava cercando di uscire con l'aiuto di uno specialista. Lui, dipendente in una ditta privata, le stava vicino. Nonostante il malessere, i momenti bui, i due davano l'impressione di «una coppia normale». Un'apparenza lucida e senza increspature che aveva colpito anche i vicini di casa, che sabato avevano visto la piccina giocare a palla sotto casa. «Sembravano tranquilli - racconta Raffaella - persone senza particolari problemi, sempre cordiali, Paola era una persona solare, gentile». Neppure lei, Paola, sembra facesse trasparire quell'angoscia che le tormentava l'anima e di cui non riusciva a disfarsene. E che ancora l'aspetta, più opprimente di prima. I medici del Sant'Eugenio stanno facendo di tutto per tenerla in vita. Sua figlia è morta e lei è in arresto per omicidio.

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