SILVIO FOREVER, di Roberto Faenza e Filippo Macelloni, con Neri Marcorè, Italia 2011. La convinzione, forse da qualcuno inaspettata, degli autori e registi di «Silvio Forever.

Iregisti Roberto Faenza e Filippo Macelloni per il documentario scritto da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, distribuito (in oltre cento sale) da Lucky Red, hanno costruito immagini di repertorio della vita di Berlusconi, dagli inizi fino ad oggi. Forse contrariamente alle intenzioni originarie degli autori, questa autobiografia adotta un sistema che alla fine si è rivelato vincente per il protagonista stesso del documentario: quello di far parlare principalmente, a parte alcune testimonianze, il solo premier, cosa che inevitabilmente non manca di affascinare e di destare ulteriori simpatie per il Cavaliere. Un elemento, questo, riconosciuto sia da Rizzo e Stella (autori de «La casta» e qui sceneggiatori) sia da Faenza. Il film sottolinea le caratteristiche di uno strepitoso personaggio che, con la sua magia, ha un rapporto viscerale con gli Italiani come nessun altro. Nel documentario si rivede quasi tutta la vita del premier attraverso le sue dichiarazioni (a volte lette da Neri Marcorè, laddove l'audio non era pulito abbastanza, che imita perfettamente la voce di Berlusconi) e immagini di repertorio già note. Si va dal premier bambino alla prese con la sua capacità imprenditoriale confermata dai compagni di scuola, da Berlusconi alla Sorbona per studiare che va vivere a casa di una striptease, cosa che spinge il padre a ricondurlo di corsa a Milano. C'è poi la sua amicizia con Bettino Craxi, le sue ripetute dichiarazioni di essere l'uomo più perseguitato del mondo, la sua capacità di barzellettiere e di cantante, la sua disinvoltura con i potenti, il suo ottimismo: «Ogni mattina mi sveglio e mi dico alla specchio che mi piaccio molto». Inevitabile il racconto della sua discesa in politica, il suo rapporto difficile con Umberto Bossi, le sue gaffe istituzionali, il divorzio con Veronica Lario, insomma tutto il suo percorso privato e politico fino alla scandalo Ruby. In coda, infine, anche molte immagini di tv estere. Ma l'affresco finale del presidente risulta in ogni caso quello di un uomo ricco di carisma e fascino, bravo, simpatico, con una bella voce, un look elegante, generoso, con grande capacità di sintesi e raffinate qualità da grande chef. Lui è anche un uomo di spettacolo, canta alle cene dell'Unione Europea. Ma soprattutto, Berlusconi emerge come «il miglior presidente del Consiglio che l'Italia abbia mai avuto» e «il maggior perseguitato dalla magistratura di tutte le epoche in tutto il mondo». Berlusconi appare come un personaggio unico nel suo genere. Ma dov'è la novità? Nell'idea di scrittura affiora una linea guida con la volontà di mostrare, sugli altri, il lato spettacolare di Berlusconi, la sua formidabile presenza scenica e pertanto selezionati per rispondergli non sono i politici, bensì i cittadini o i grandi comici nazionali. Da Benigni a Dario Fo, da Beppe Grillo a Paolo Rossi e Antonio Cornacchione. Ma anche questa trovata si trasforma in un dibattito interno alla televisione, nel quale il documentario cinematografico arriva in ritardo e, davvero, senza molto da aggiungere. Din. Dis.