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Il prefetto: sorvegliati mille obiettivi

Roma, veduta dall'alto

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Più di mille obiettivi, comprese le società battenti bandiera delle nazioni impegnate nella coalizione militare che su mandato Onu sta intervenendo in Libia. Nel Comitato per l'ordine e la sicurezza di ieri pomeriggio il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro ha messo a punto la macchina delle forze dell'ordine a protezione di siti potenziali bersagli di rappresaglie libiche. Attorno al tavolo anche il questore Francesco Tagliente, il comandante provinciale dei carabinieri, il colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla, e l'ufficiale rappresentante della Guardia di finanza. La premessa è chiara: «Ad oggi non abbiamo notizie di particolare allarme a Roma. Ma prendiamo atto che c'è una situazione internazionale difficile. Dopo la crisi libica - spiega il prefetto - gli obiettivi sensibili sono aumentati e li stiamo rafforzando secondo le priorità. Si tratta di ambasciate e altre strutture legate alle nazioni coinvolte negli attuali scenari internazionali. Per alcuni di questi - aggiunge - è stata rafforzata la vigilanza in base all'evoluzione degli scenari internazionali. Oggi - prosegue Pecoraro - la priorità assoluta è di garantire la sicurezza con azioni di prevenzione contro eventuali atti terroristici di ritorsione o emulazione. Pecoraro precisa che «c'è una direttiva del ministro dell'Interno per l'intensificazione dei servizi. Siamo pronti a garantire la sicurezza, ma procederemo nella massima normalità. Le manifestazioni preannunciate si svolgeranno regolarmente: ad esempio in settimana ci sarà il Comitato per l'evento della beatificazione di Giovanni Paolo II». Per quanto riuarda il possibile arrivo di profughi libici, il prefetto assicura: «Ad oggi non sono previsti arrivi di profughi da Lampedusa nel Lazio: noi siamo pronti a riceverli, aspettiamo». Ieri il ministro Maroni nel presentare il Patto «nel nome della solidarieta» tra Regioni, Province e Comuni ha spiegato che se dalla Libia dovessero arrivare flussi massicci di profughi, i governatori (delle Regioni, ndr) si impegnano ad accoglierne fino a 50 mila. Il principio è quello di assegnare 1.000 profughi ogni milione di abitanti.

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