Scuolabus a piedi
Cammina cammmina si arriva a scuola con lo «scuolabus a piedi»: più puntuali che a bordo di una macchina. Senza produrre smog e certamente anche molto più rilassati. Cosa c'è di meglio, infatti, che iniziare la giornata sui banchi con una bella e sana camminata? Negli anni Sessanta e Settanta era un'abitudine comune. Le mamme over 40 citofonavano alla compagna di banco, che era sempre l'amica del cuore, e chiacchieravano tutti i giorni durante il percorso da casa a scuola; smaltivano calorie in eccesso e, socializzando, dimenticavano l'ansia di un'interrogazione. Oggi per fare la stessa passeggiata mattutina c'è stato bisogno di dargli un nome. È lo «scuolabus a piedi», un trenino fatto di persone. «Sono i bambini che vanno a scuola e gli adulti che li accompagnano» spiega Ugo Mussoni, responsabile del servizio gestito dalla cooperativa «Santi Pietro e Paolo patroni di Roma» ai Parioli. Un progetto multidisciplinare che insegna ai bambini anche a non temere la strada, osservata da spettatori attenti. Perché possa insegnare il senso civico anziché essere solo temuta. Ai Parioli alunni «vigili» Ieri mattina, puntuale come i ragazzini dello Scuolabus a Piedi, anche Il Tempo alle 7.50 si è presentato alla palina in viale Parioli angolo via Oxilia, uno dei tre capolinea di altrettanti percorsi sulla rotta della scuola «Principessa Mafalda». In fila indiana si passa alle fermate prestabilite alle quali «salgono» altri piccoli passeggeri. E su questo percorso i bambini imparano ad osservare cosa succede in strada. A indignarsi di fronte ai furbi che non rispettano le regole. Ma anche a punire i maleducati. Multa a piazza Ungheria La prima multa scatta nei pressi di piazza Ungheria. C'è una Smart parcheggiata sul marciapiedi. I bambini, muniti di blocchetti per fare le «multe» staccano un foglietto, sollevano il tergicristallo e lasciano l'avvertimento: «Questa mattina percorso di guerra» si legge. Seguito dalla spiegazione: «Per attraversare siamo dovuti passare sulla vostra auto». Segue il monito: «Per favore non farlo più!». Totale multa: «20 gelati». Firmato: «apprendista vigile» ovvero i bambini dello Scuolabus a piedi. Un servizio attivo in II Municipio «grazie ai fondi dell'assessore Gloria Pasquali» sottolinea Mussoni. Come succede in altri municipi, dopoché il 16 febbraio il servizio è ufficialmente terminato. Pronti ad autotassarsi Ma se i soldi non dovessero uscire i genitori si autotasseranno. Come sono pronti a fare nel X per dare una mano al presidente Sandro Medici. «Si sono già fatti avanti i genitori, con la volontà di compartecipare, autotassandosi» conferma Francesco Rosario Sagone, presidente della coop. E poi potrebbero spuntare gli sponsor. Un capitolo ancora in divenire. «Stiamo studiando come attuare queste compartecipazione tra pubblico e privato». Un esempio. «Una quota - spiega Sagone - potrebbero pagarla i genitori, come per una tessera dell'autobus, perché non deve diventare una tassa. Un'altra parte il municipio. E laddove ci siano sponsor illuminati, l'integrazione del finanziamento potrebbero farlo le associazioni di negoazianti lungo il percorso». Genitori autisti a piedi Ma un domani potrebbero essere le stesse mamme o i papà ad accompagnare i ragazzini a scuola. Anche i figli degli altri. Come ha fatto l'assessore alle Politiche della scuola e alla famiglia di Roma Capitale Gianluigi De Palo - e non solo nella sua veste istituzionale ma anche come papà - il 9 marzo scorso sul percorso di via dell'Archeologia nel Municipio delle Torri, in quella Tor Bella Monaca dove i ragazzini mostrano un entusiasmo «quasi incontenibile» per il servizio. Qui, infatti, spiega ancora il presidente della Coop Santi Pietro e Paolo, lo scuolabus a piedi «ha una valenza anche contro la dispersione scolastica perché andiamo a recuperare alcuni bambini in famiglie che altrimenti non potrebbero seguirli come si deve».