Truffa nel nome di Wojtyla
Truffe nel nome di Wojtyla beato. L'aveva congeniata uno statunitense di 60 anni, da almeno sei residente in una villa di Campagnano, ultimo comune a nord della provincia romana. È stato denunciato dalla polizia postale in una operazione congiunta con l'Ispettorato vaticano e la Prefettura dello Stato pontificio che sovrintende ai grandi eventi, la quale per prima ha segnalato il raggiro. Via Internet, sul sito www.vaticancitytours.com collegato a un server in Arizona, in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II prevista il 1° maggio, attirava fedeli da Stati Uniti e Canada. A chi si prenotava assicurava un posto seduto nel corso della cerimonia, la cui partecipazione invece è gratis. Il resto era optional: trasporto in auto dall'aeroporto di Fiumicino alla Capitale, volendo visita in città e ai principali monumenti. Prezzo: 180 euro Iva compresa. Gli investigatori hanno sequestrato computer, 11 chiavette di memoria e 76 biglietti già stampati - anche di eventi passati - ma non sanno quante persone abbiano già pagato. Il tipo, originario di Filadelfia, era noto alle forze dell'ordine, sia vaticane sia dell'Ispettorato della polzia diretto da Marco Scarpa. Sapevano che si dava da fare nell'ambiente delle guide turistiche abusive. Ed era conosciuto pure dagli agenti dell'Fbi: anche negli States infatti il presunto truffatore ha messo a segno qualche colpo, anche se lui si è sempre dichiarato un giornalista scrittore. È arrivato in Italia con figlia e moglie, con la quale è separato in casa: le due vivono al piano di sopra, lui di sotto. Poi ha messo su l'attività "turistica". Due mesi fa, ricevuta la segnalazione dalla Prefettura vaticana, l'Ispettorato si è dato da fare, ha allertato il dirigente della polizia postale del Lazio, Andrea Rossi, sono stati fatti accertamenti sul sito Internet scoprendo le prime stranezze. Sulla pagina iniziale sono forniti alcuni numeri di telefono: in Florida per gli interessati da Usa e Canada, a Londra per quelli della Gran Bretagna e a Milano per l'Australia. Due cellulari invece per l'Italia. Con una raccomadazione per tutti: si parla solo inglese.