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La picchiava e la violentava e poi scriveva frasi del Vangelo

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Quegliepisodi di vessazione e violenza, cui era sottoposta di continuo, stavano diventando un vero e proprio incubo. E così, potendo contare sull'aiuto della sua famiglia, Maria (nome di fantasia) ha trovato il coraggio per denunciare ai carabinieri il suo incubo: si tratta di Stefano S., 33enne romano, che l'11 aprile prossimo, nel giudizio abbreviato davanti al gup di Velletri, dovrà difendersi dall'accusa di violenza sessuale. Secondo quanto contestatogli dal pm, l'imputato, «mediante violenza e minaccia» avrebbe costretto la ragazza, 28enne, «a subire e a praticare atti a connotazione sessuale» consistiti in rapporti di ogni tipo. Due, in particolare, gli episodi, indicati nel capo di imputazione, che fanno capire in quale baratro stava finendo la donna: il primo, del 24 luglio del 2009, quando Maria fu costretta a compiere atti sessuali dopo essere stata picchiata con pugni e colpi di cinta e minacciata di morte con un paio di forbici puntate sul petto; il secondo, che risale al 15 agosto del 2009, quando fu violentata dopo essere stata sbattuta a una parete e poi immobilizzata a letto. Stando alla denuncia, l'aggressore faceva parte di un gruppo di preghiera ed era così ossessionato dalla religione che, quasi sempre, dopo aver consumato questi rapporti, dava di stomaco sostenendo di essersi liberato di uno spirito maligno che lo stava divorando. Un ragazzo dalla doppia personalità che di giorno inviava a Maria, difesa dall'avvocato fabrizio Consiglio, decine di inquietanti sms citando i versetti del Vangelo oppure alcuni passi delle preghiere e di sera, spesso accecato da una gelosia immotivata, la umiliava a suon di insulti, per poi passare alle minacce e alla violenza fisica. Stefano S. ha sempre respinto ogni accusa.

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