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I bimbi fantasma gettati nei rifiuti

Una bambina rom chiede l'elemosina

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Neonati gettati tra i rifiuti per occultarli, o non registrati per poterli sfruttarli già a 3-4 anni in accattonaggio e furti come piccoli fantasmi invisibili alla legge. E ancora, bambini maltrattati e messi in condizioni di farsi molto male perché non sufficientemente vigilati. Tutto questo hanno scoperto ieri mattina all'alba nel campo di via Salone gli agenti del Coordinamento Operativo per il controllo dei campi nomadi della Polizia Municipale diretto dal comandante Antonio Di Maggio. I servizi sociali dell'VIII Municipio avevano segnalato condizioni di estrema precarietà nelle quali alcune famiglie tenevano i propri figli. Situazioni confermate dai 20 uomini di Di Maggio, che hanno rilevato anche molto di più facendo irruzione alle sei del mattino nel campo dove fu scoperto un giro di prostituzione minorile. E il Tribunale per i minori ha già tolto i piccoli alle famiglie di aguzzini. I minori venivano spesso lasciati incustoditi in ambienti malsani e insicuri. Alcuni erano rimasti vittime di incidenti subendo lesioni che il più delle volte non venivano neanche denunciate. Nel corso delle precedenti verifiche i bambini erano apparsi trascurati nell'igiene e nel vestiario nonostante i nuclei familiari rientrassero in un programma di assistenza da parte del Dipartimento delle Politiche Sociali. Questa situazione ha portato il Tribunale dei Minori a emettere tre provvedimenti finalizzati al rintraccio di altrettanti minori. Uno dei tre era già fuggito dalla struttura protetta cui era stato destinato oltre un anno fa. Il secondo è stato intercettato all'uscita del campo mentre la madre tentava di sottrarlo agli agenti durante il controllo. La giovane madre, secondo l'Autorità Giudiziaria, oltre a essere gravata da precedenti penali, non appare in grado di svolgere la potestà genitoriale, mentre il padre risulta attualmente detenuto. L'ultimo dei tre minori, un neonato di soli sei mesi, era stato nascosto all'interno di un container fatiscente pieno di rifiuti organici che rendevano l'ambiente irrespirabile. Nel corso degli accertamenti sono stati trovati referti di pronto soccorso che certificavano diversi traumi cranici subiti dal piccolo a dimostrazione dell'incuria dei genitori, entrambi bosniaci, che sono stati denunciati. Padre e madre, per sottrarsi agli obblighi di legge, all'atto della nascita avevano indicato il bambino come nato da altra famiglia. È presumibile che con questo stratagemma il piccolo potesse venire impiegato nell'accattonaggio senza rischi per loro. «L'intervento di Di Maggio è di grande valore sociale» ha detto Giorgio Ciardi, delegato del sindaco alle Politiche per la sicurezza. Per Ciardi «è una battaglia di civiltà la condotta dalla nostra amministrazione per contrastare la trascuratezza e la non custodia della loro prole, da parte di famiglie che nonostante l'assistenza da parte del Dipartimento delle politiche sociali arrivano fino a conclamati maltrattamenti a neonati».

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