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Vigile urbano e "strozzino"

Carabinieri

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Un vigile urbano, due donne, tre giostrai, un dipendente Acea e sei nullafacenti. Sembrerebbero personaggi che tra loro non avevano nulla a che fare. Invece tutti e tredici erano uniti dalla stessa attività criminale: l'usura. E avevano «strozzato» anche uno stesso imprenditore, messo in ginocchio dalle continue richieste di denaro. Ieri mattina però il gruppo di «cravattari» è finito dietro le sbarre per usura aggravata ed estorsione, al termine di un'operazione coordinata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti insieme con il comandante provinciale dell'Arma Maurizio Mezzavilla, che ha diretto le indagini del Nucleo investigativo di Frascati, sotto la regia del comandante Rosario Castello con il tenente colonnello Marco Aquilio, in collaborazione con i colleghi di Pescara, con le unità cinofile di Santa Maria Galeria e con la polizia giudiziaria della Municipale. Proprio quest'ultima ha notificato a N.O., di 54 anni, agente che presta servizio presso il I Gruppo in via del Corso, l'ordinanza di custodia cautelare. I tredici arrestati, tra i quali il dipendente Acea, F.P., comunque, non facevano parte della stessa organizzazione. Ognuno, infatti, «lavorava» da solo e tra di loro usavano dei soprannomi: l'agente della Municipale, ad esempio, veniva chiamato «Mario». Tutti, però, secondo quanto accertato dagli inquirenti, in cinque mesi di indagini hanno contribuito a distruggere la vita dell'imprenditore, che ha un'azienda per la lavorazione del marmo che si trova a Lunghezzina. Il titolare è entrato nel tunnel dell'usura dopo aver effettuato una serie di investimenti sbagliati. Ha chiesto inizialmente quattromila euro a uno «strozzino», scelta che gli è costata molto cara. L'imprenditore, appena si è reso conto che non riusciva a pagare gli interessi, si è rivolto a un secondo usuraio, arrivando, alla fine, a contattare i tredici malviventi. In dodici mesi l'uomo non solo ha subito minacce di morte, ma è stato anche picchiato, tanto da dover ricorrere alle cure dei medici. È stata anche incendiata la sua vettura e sono stati presi di mira i suoi familiari. A questo punto ha trovato il coraggio di denunciare i suoi aguzzini. I «cravattari» erano arrivati addirittura a pretendere dall'uomo interessi pari a 338.106.173.344.118.000%. In tutto l'imprenditore ha pagato duecentomila euro in contanti (circa 500 euro al giorno) e altrettanto in lavori pretesi gratuitamente dagli arrestati. «Ora attiveremo tutte le procedure per dare sostegno all'imprenditore che ha denunciato i suoi strozzini, perché esiste una precisa normativa a riguardo», ha spiegato il Comandante Mezzavilla.

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