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Mattina e pomeriggio, tutti i santi giorni del calendario scolastico davanti alle scuole, sotto la pioggia e con le mani ghiacciate dal freddo

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Aprendersi gli insulti degli automobilisti maleducati che non ci stanno a farsi fermare da un nonnetto, che per giunta non può neanche far loro la multa. Ma i nonni vigili sono così: volontari. Si accontentano del sorriso di un bambino che li saluta facendogli «ciao» con la manina. E sono felici per il «grazie» di mamme e papà che contano sulla presenza di anziani dal fisico bestiale, che sfidano le intemperie e curano gli acciacchi dell'età con il volontariato. Perché lo fanno? «Nei bambini rivediamo i nostri nipotini» racconta Angelo Dello Schiavo, 72 anni, che di nipoti ne ha 11, «Tiziano, il più piccolo, ha due anni. Simone, il maggiore, è un uomo fatto, ne ha 33». Ma di aiutare i bambini non si è ancora stufato. La strada è un campo di battaglia. E non solo per gli alunni che devono entrare e uscire da scuola mentre davanti ai cancelli il traffico si ferma ed impazzisce. «Combattiamo con la gente - conferma Angelo - i più maleducati inveiscono contro, le parolacce si sprecano. E le donne non sono più tenere degli uomini. Non ci stanno a fermarsi, hanno sempre fretta. Tardano ad alzarsi e poi pretendono di recuperare il tempo perduto per andare al lavoro rigando dritto in auto senza fermarsi quando attraversa un bambino». Angelo invece arriva sempre puntuale alla scuola Ribotti a Villa Bonelli, ex zona residendenziale tra Portuense e Magliana. Sveglia alle sei come quando era impiegato alla Asl e andava a lavorare tutte le mattine al Policlinico Umberto I. E meno male che ci sono gli scolari. «Altrimenti dopo una vita trascorsa al lavoro che fai?» si chiede Angelo, che ricorda le belle colazioni al bar insieme ai colleghi. Adesso invece cappuccino e cornetto li condivide con gli altri nonni vigili. «Per scaldarci dopo il turno di servizio». È anche così che nascono belle amicizie. Licia Camilletti, 64 anni, e Ilva Dionisi, 71, ex infermiera presso la clinica «Città di Roma» a Monteverde, sono diventate amiche del cuore. Entrambe toscane, si sono incontrate davanti ai cancelli della Nino Rota, alla Magliana. E non si sono lasciate più. «Ci legano anche le origini, siamo tutte e due senesi» raccontano incappottate. «Siamo otto figli e tutti nati nella nobil contrada del Bruco», spiega con orgoglio Licia, che ha tre figli, tre nipoti e un marito all'Atac. Eppure trova il tempo per tutto. «Lavo stiro cucino, anche per i nipoti, faccio la nonna vigile, e mi tengo in forma andando a scuola di ballo e in piscina». Ma l'elisir è fare il nonno vigile. «Io prendo una sola pillola al giorno perché una scuola al giorno toglie il medico di torno», sintetizza mutuando il proverbio, Salvatrice Martina Battaglia, 80 anni. A casa proprio non riesce a starci. Prende due autobus per andare a fare la volontaria davanti alla Ribotti. La sua è la storia di una ex ragazza siciliana che prende la valigia e decide il grande passo dopo aver pensato alla famiglia, inziando a lavorare che era una bambina, per la mamma e la sorella disabile. «A 14 anni avevo già imparato a fare la sarta - racconta -, a 15 facevo i vestiti da sposa a chi si era arricchito con la borsa nera. Una volta vennero in sartoria, dove lavoravo, la sposa e tutti gli invitati, dovevo vestire tutti, ma quando mi videro dissero alla mia maestra, che mi aveva insegnato tutto: ma mica possiamo dare pizzi e stoffe costose a una ragazzina? Li feci ricredere», dice con orgoglio. La svolta arriva nel '58 con la scuola di aggiornamento a Roma. «Appena ho visto Roma sono impazzita. Mi sono detta: qui e la mia vita». Salvatrice Martina non è più tornata indietro. «Ma quando mi sono sposata pensavo che Roma finisse a Trastevere». Il ricordo più bello? «Quando cucii un tailleur alla mia insegnante. Lo indossò e mi disse: L'allieva ha superato la maestra». E in famiglia che ne pensano? «Mia moglie Immacolata è contenta, almeno non le sto sempre tra i piedi - dice Angelo Forte, 74 anni, che faveva il camionista. E dopo aver percorso le strade della vita in lungo e in largo ha ridotto il suo percorso alle strade del cuore, riprendendosi il tempo perduto. «Con noi figli è stato un padre assente per via del suo lavoro, non lo vedevamo mai - racconta la figlia Romina. Da pensionato s'è rifatto sui nipotini, è sempre occupato a portarli al parco, soprattutto Patrizio, il mio primogenito che ha due anni, Ludovica invece ha appena un mese». Le più contente quando escono di casa sono le mogli, donne di una volta che non sono abituate a vedere in giro per casa i loro uomini, che hanno pensato a tirar su la famiglia solo con il lavoro. E da pensionati sono i primi a sentirsi un impiccio se non possono ancora sentirsi utili. «Io ho molti hobby ma mi sento veramente bene solo se posso essere ancora utile agli altri», spiega Giuseppe, che dirige il traffico con la pettorina. Una sintesi probabilmente condivisa dall'esercito di circa 1.800 nonni vigili che ha aderito al progetto dell'assessorato alle Politiche sociali di Roma Capitale «Un amico per la città». Un esercito che viene compensato con un buono pasto di 4,65 euro a presenza, per un massimo di 20 ticket al mese, circa 90 euro. Una somma che arrotonda le pensioni più magre: se consideriamo che la pensione sociale è di 500 euro, questa cifra rappresenta quasi il 20%. «Un amico per la città» è un progetto che ha un triplice obiettivo, spiega l'assessore alle Politiche sociali di Roma Capitale, Sveva Belviso. «È un vero ausilio alla citta e alle famiglie. I genitori si sentono più sicuri se c'è un «nonno» a fermare le macchine davanti alla scuola, ad aiutare ad attraversare. È questa la vera utilità. Un'utilità che viene realmente percepita anche dall'anziano per il quale è un'ulteriore motivazione alla giornata e un modo di attivare nuove relazioni. I nonni vigili sono conosciuti, stimati, la loro utilità ormai è riconosciuta. In questo modo, inoltre, si dà loro un sostegno economico che non guasta».

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