Giubbe rosse e piemontesi Così Roma si scoprì Capitale

La storia dell'Unità d'Italia a Roma inizia nel 1849 a Porta San Pancrazio. Nello stesso luogo dove Annita Garibaldi, pronipote dell'Eroe dei Due Mondi, sta ultimando l'allestimento dell'ala dedicata alla Memoria Garibaldina nel Museo della Repubblica romana per i festeggiamenti del 150 anniversario dell'Unità. «È un grande tributo di Roma a questa pagina fondamentale della nostra storia - dice Annita, nominata direttrice del museo dall'Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini - Al Campidoglio abbiamo dato in comodato cimeli di grande valore storico, tra questi il più antico è la giubba rossa di Garibaldi che indossava a Caprera, due bellissimi tessuti con i ritratti di Garibaldi e Ricciotti Garibaldi realizzati da Costanza, la moglie di quest'ultimo. In questo luogo ricordiamo anche gli altri protagonisti, come la sala dedicata a Pio IX, a Mameli, a Ciceruacchio». Per la pronipote il museo dovrà essere luogo aperto alla città, ai turisti in visita al Gianicolo e alle scolaresche. «La storia della mia famiglia è anche la storia d'Italia - ammette Annita - sento molto questa responsabilità e il museo è l'occasione per lasciare inalterata storia e memoria». Nel punto più alto del Gianicolo, scenario dei Moti del '49, "abitato" dai busti degli eroi è arrivata anche la statua di Ciceruacchio, che "riposava" sul Lungotevere di Ripetta. Il Risorgimento però non si limita a statue commemorative. Nella città eterna ci sono interi quartieri che raccontano dell'Unità d'Italia e la profonda trasformazione che la «nuova» Capitale ha subito negli ultimi decenni dell'800. Dai portici di piazza Vittorio, ai palazzi circostanti realizzati per ospitare i burocrati piemontesi. Così come i grandi viali di Prati, l'ultimo rione nato proprio per mano sabauda. Le caserme di viale delle Milizie e viale Giulio Cesare, iniziate a costruire nel 1881 per alloggiare carabinieri e esercito italiano. Via via, in Prati si realizzarono i palazzi per i funzionari di Stato, così come nel 1898 venne inaugurato il teatro Adriano in piazza Cavour. L'impronta umbertina è presente poi anche nel centro. Corso Vittorio Emanuele previsto da due piani regolatori del 1873 e del 1883, come prolungamento di via Nazionale verso Prati di Castello, fu realizzato in contrapposizione a via del Corso, l'asse viario centrale della città pontificia. Solo mattoni e assi viari? Niente affatto. Quelle pagine di storia continuano a emozionare. Nel 1987 Sergio Caputo, cantautore romano, portò a Sanremo la canzone "Il Garibaldi innamorato". «Fu un'illuminazione - racconta Caputo - dovevo fare un pezzo latino e lo volevo autentico. Ho pensato che Garibaldi era l'italiano più latino di tutti. Un eroe, un idealista. È stato lui a insinuarsi nella mia canzone e io ne sono stato felice». Di madre trasteverina l'artista romano ricorda poi la scalinata che saliva al Gianicolo. «Ogni giorno passeggiavo tra la statua di Garibaldi e quella di Anita, evidentemente una canzone sull'Eroe dei Due Mondi era nel mio destino». Note, poesie, luoghi da vivere e rivivere non solo per le celebrazioni del 150 anniversario ma semplicemente alzando lo sguardo, dal Colosseo al Vittoriano.