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"È la mano di un medico E non ha agito da solo"

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Michele Giuttari ha condotto le indagini sul mostro di Firenze e ha guidato il Gruppo investigativo delitti seriali

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«La mano che ha asportato gli organi alla donna trovata sull'Ardeatina è quella di un chirurgo dotato di particolare maestria. E non penso che abbia agito da solo». Michele Giuttari di assassini efferati se ne intende, visto che ha condotto le indagini sul Mostro di Firenze e ha guidato il Gruppo investigativo delitti seriali. Oggi scrive romanzi polizieschi che esplorano il lato oscuro dell'anima. Il killer dell'Ardeatina sembra essere uscito da uno dei suoi libri. Giuttari, si è mai imbattuto in omicidi simili a questo? «Un caso identico non esiste. Non si è mai verificato. In Italia il caso più vicino è quello del Mostro di Firenze. La perizia medica di una donna uccisa nel 1981 parlava proprio di "tagli netti al pube in maniera chirurgica". Come nella donna trovata sull'Ardeatina. Asportare gli organi in quel modo presuppone abilità e una perfetta conoscenza del corpo umano». Quindi un chirurgo... «Esattamente, o anche un paramedico, un infermiere. Insomma, qualcuno che ha assistito o ha partecipato ad interventi di questo tipo. Una persona di alto profilo. Questo omicidio però mi ricorda un altro caso di cui non si è mai parlato in Italia». Quale? «Quello dei Chicago Rippers. Una setta satanica che dal giugno 1981 all'ottobre del 1982 rapì e uccise almeno sette donne. A tutte fu asportato il seno sinistro. Un chiaro segno di adorazione a Satana. Poi abbandonavano i corpi in riva a un fiume. Furono arrestate quattro persone, tre delle quali condannate a morte. In comune col caso dell'Ardeatina c'è il fatto che il corpo non veniva fatto scomparire. Che significato ha?  «È un dettaglio rilevante. Nel nostro caso l'assassino ha lasciato la donna in un campo vicino alla strada. Lo voleva far trovare. Ha inviato un messaggio. Lo rende pubblico e rinnova le sue emozioni». Un'emozione feticista? «Certo, i feticisti conservano gli organi come trofei. Prendono parti del corpo per rivederle e rivivere quei momenti provando un'eccitazione, anche sessuale». Si pensa anche a un killer itinerante... «Non si può escludere, ma è difficile, perché coloro che agiscono in questo modo operano in territori che conoscono bene».  Perché parla al plurale? «All'inizio, nelle indagini sul Mostro di Firenze si diceva che il piacere del serial killer è solitario. Io stravolsi quella teoria. Il piacere di uccidere si può condividere. La modalità del delitto dell'Ardeatina, penso anche a come è stato abbandonato il corpo, fa pensare che abbiano agito più persone». Lei parla di serial killer feticisti. Potrebbero uccidere ancora? «Se questo è il profilo, e stando alle ultime notizie è un'ipotesi attendibile, potrebbero averlo già fatto in passato e potrebbero farlo ancora». Lei cosa farebbe? «Bisogna cogliere gli errori, anche se qui l'assassino pare non li abbia fatti. Si deve scandagliare il mondo dei maniaci sessuali, dei pervertiti. E il mondo della malavita».

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