Uccisa a coltellate, spunta l'ombra del killer itinerante
Dal suo assassino avrebbe tentato di difendersi alzando le braccia per parare le coltellate che l'hanno ferita e poi raggiunta alla schiena, al collo e all'emitorace sinistro. Una dinamica durante la quale i poliziotti della Squadra mobile sperano che l'assassino abbia lasciato il suo Dna. Col passare delle ore si fanno sempre più nitidi i contorni fin troppi oscuri della morte della europea tra i 20 e i 40 anni di età, trovata in un campo a due passi dall'Ardeatina senza testa, gambe, squartata dal basso fino al torace subendo l'asportazione di tutti gli organi interni. E si allunga l'ombra di un killer dai tratti che i criminologi definiscono «itinerante», in continuo movimento. In passato in Italia gli assassini con questo profilo erano camionisti. Ma è solo un'ipotesi. La poveretta ha visto in faccia il suo assassino, ha tentato di evitare i colpi, ha dei tagli sulle braccia, probabilmente la morte non è arrivata in fretta e non si esclude neppure che possa aver subito le amputazioni quando era ancora in vita. Lo scenario è terribile. Da una parte i nuovi dettagli emersi dall'autopsia cominciano a mettere insieme i pezzi di questo macabro puzzle, dall'altra però lo rendono meno comprensibile. Subito esclusa la pista del delitto satanico, si poteva considerare quella dell'omicidio maturato nell'ambito della prostituzione, la feroce punizione dell'aguzzino sulla ragazza che ha tradito o ha tentato la fuga. Però lo sfruttatore, che considera la prostituta sua proprietà, non l'accoltella alla schiena come farebbe un aggressore qualunque. E allora? Le modalità farebbero pensare a un killer «itinerante», che si sposta per lavoro, difficile da individuare. Ma perché tanta cura? Perché la rimozione degli organi con una perizia che rasenta quella del chirurgo (o del macellaio). E ancora. Perché infilare un filo di ferro o un laccio dal basso ventre fino al collo per trasportare - evidentemente a piedi - il tronco come una valigia e abbandonarlo in un campo all'aperto, e per giunta a poca distanza dalla strada? E qui si innestano le altre considerazioni. L'omicida forse ha voluto rendere visibile i resti, voleva che fossero ritrovati e ha lasciato le braccia di lei intonse senza temere che sarebbero stati scoperti i tagli subiti per parare le coltellate. Un comportamento che sembra una sfida, lanciata di solito da chi ha già ucciso, ha cominciato con alcune oscenità sul cadavere, poi aumentate e diventate più gravi. Il delitto della misteriosa donna sull'Ardeatina sembra un caso da Unità anticrimini violenti del ministero dell'Interno. Una sezione specializzata che già si è occupata di alcuni gialli italiani. L'ultimo, l'omicidio di Arce, della giovane Serena Mollicone.