Bianchini ottiene la perizia
Niente esame del dna, ma solo una perizia psichiatrica. Vittoria a metà, dunque, per Luca Bianchini, il ragioniere considerato dal Tribunale lo stupratore seriale dei garage. Ieri mattina i giudici della terza sezione della Corte d'appello hanno accolto parzialmente le richieste della difesa dell'ex segretario del circolo del Pd al Torrino, disponendo che tre esperti stabiliscano se l'imputato all'epoca dei fatti era o meno in grado di intendere e di volere e se sia in grado di stare in giudizio. I giudici hanno quindi respinto la richiesta degli avvocati Bruno Giosuè Naso e Giorgio Olmi che volevano che fosse compiuto nuovamente l'esame del dna sugli abiti delle donne che sono state violentate tra aprile e luglio del 2009 nei box condominiali. E non si effettueranno neanche accertamenti tecnici sui tabulati telefonici, che sarebbero serviti, secondo la difesa, per dimostrare che il cellullare di Bianchini non si trovava nei luoghi delle violenze e che non coincidevano gli orari degli stupri con gli spostamenti del ragioniere. Ma niente da fare. Anche quest'esame non verrà compiuto. La perizia psichiatrica sarà affidata nel corso della prossima udienza, fissata per il 29 marzo, agli esperti Marco Marchetti, Roberto Malano e Lucilla Pisani. Il ragioniere, che ieri era presente in aula ed è ancora rinchiuso dietro le sbarre, è stato condannato lo scorso giugno a 17 anni di galera per tre stupri. Bianchini, però, si è sempre dichiarato innocente, arrivando anche a sostenere che è stato vittima di un complotto. Venne arrestato dalla polizia il 10 luglio 2009, quando fu raggiunta la certezza che le tracce organiche che avevano macchiato gli abiti delle vittime erano compatibili con il suo dna. Il Tribunale, che aveva negato sia la perizia psichiatrica sia la ripetizione dell'esame del dna, aveva ritenuto Bianchini responsabile delle violenze compiute su tre donne nei quartieri della Bufalotta e di Tor Carbone. A pesare sull'imputato c'era anche un precedente del '97: quella volta Bianchini cercò di violentare una vicina di casa intrufolandosi con una scusa nel suo appartamento. La reazione della donna e quella del figlio di dieci anni che si aggrappò con tutta la forza ai capelli di Bianchini evitarono il peggio. L'uomo, però, fu scagionato dal giudice perché ritenuto incapace di intendere e di volere.