Lo stupratore seriale torna in aula
Avrà una seconda possibilità per dimostrare che non è lo stupratore seriale dei garage. Luca Bianchini, ex segretario del circolo del Pd al Torrino, condannato dal Tribunale a 17 anni di galera per aver violentato tre donne nei box condominiali, si dovrà sedere di nuovo davanti ai giudici per partecipare al processo d'appello. E anche in quest'occasione l'uomo farà di tutto per convincere la Corte della terza sezione che lui non ha mai abusato sessualmente di nessuna donna e che, quindi, deve essere assolto dall'accusa di aver aggredito e stuprato le automobiliste appena entrate nei garage dei palazzi dove abitavano tra aprile e luglio del 2009. La difesa di Bianchini, comunque, dal giorno della sentenza è pronta a ripresentare tutte le istanze che non sono state accolte dai giudici di primo grado. A partire dalla richiesta di disporre una perizia psichiatrica sul detenuto. Non solo. Gli avvocati di Bianchini, i penalisti Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, hanno intenzione di chiedere la ripetizione dell'esame del dna. Proprio dopo i risultati di quest'accertamento, il Tribunale aveva deciso di condannare l'imputato a due anni in più rispetto a quanto chiesto dalla procura: il dna fu comparato con quello trovato sui vestiti delle donne. Alla Corte i legali chiederanno di poter effettuare accertamenti anche sui tabulati telefonici per verificare luoghi e orari in cui si trovava Bianchini nei momenti in cui venivano compiuti gli stupri. Tutte richieste che i giudici, durante il processo, hanno respinto. Per il Tribunale, dunque, l'ex segretario del circolo Pd di Roma ha commesso tre episodi di violenza sessuale: il primo sull'Ardeatina il 5 aprile 2009, il secondo perpetrato il 4 giugno successivo alla Bufalotta ai danni di una giornalista e il terzo invece è avvenuto a Tor Carbone il 3 luglio nei confronti di una studentessa. L'uomo fu arrestato il 10 luglio scorso anche sulla base dei ricordi delle vittime, ricordi che permisero di realizzare un approssimativo identikit: italiano, tra i 30 e i 40 anni, alto un metro e 75, con accento romano. Analogo il modus operandi: coperto con un passamontagna colpiva le vittime di notte mentre posteggiavano nel garage condominiale. Quindi le aggrediva alle spalle, chiudeva loro la bocca con del nastro adesivo, le minacciava, le legava con delle fascette da elettricista e poi ne abusava. A dare un'ulteriore svolta all'inchiesta, anche la testimonianza di una donna che fornì parte della targa di un'automobile guidata da un uomo che cinque anni fa l'aveva seguita. La vettura risultò poi di proprietà della mamma di Bianchini. Il ragioniere romano era stato già coinvolto nel 1997 in un procedimento penale per tentato stupro di una vicina di casa. All'epoca fu riconosciuto incapace d'intendere e di volere al momento del fatto, e quindi prosciolto. Durante il processo di secondo grado che comincerà oggi, Luca Bianchini avrà la possibililtà di urlare nuovamente la sua innocenza: dal giorno del suo arresto il ragioniere sostiene di non aver mai violentato una donna e di essere vittima di un complotto organizzato dal Partito Democratico. Accuse che non hanno mai avuto alcun riscontro investigativo.