Giochi erotici spacciati per stupro
Una bugia per nascondere un gioco a luci rosse. È stata un'invenzione lo stupro denunciato da una studentessa spagnola di 23 anni a Trinità dei Monti la notte del 18 febbraio. Una bufala che le è costata una denuncia per simulazione di reato. L'aspirante ingegnere voleva vivere qualche ora fingendosi prostituta, come donna Marta nel Rugantino. «Solo che durante il rapporto con lo sconosciuto, il profilattico si è rotto, ho temuto l'infezione, a medici e poliziotti ho raccontato la storia della violenza sessuale convinta così di avere un trattamento sanitario più accurato»: magari la pillola del giorno dopo. Adriana è crollata l'altro ieri pomeriggio nell'ufficio del magistrato della Procura che l'ha messa di fronte alle tante cose che non quadravano. Sin da subito gli investigatori della Squadra mobile di Vittorio Rizzi avevano storto il naso. La ricostruzione di quella violenza non coincideva coi pezzi del puzzle che a mano a mano i poliziotti incastravano. Il primo è la scena del crimine. La ragazza aveva detto di essere stata aggredita intorno all'1.30 sulla salita di via di San Sebastianello a Trinità dei Monti, accanto a piazza di Spagna. Dai tabulati telefonici però il suo cellulare è risultato collegato alla cella di via La Spezia, a San Giovanni, a pochi metri dal residence dove risiede. Lei aveva spiegato che si trovava da quelle parti per scattare foto notturne ai monumenti, ma nella macchinetta non sono state trovate immagini. Come dalle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza disseminate in centro, non sono saltate fuori quelle della sua vettura che si allontanava da piazza di Spagna, né dei due presunti aggressori. La spagnola li aveva descritti così. Italiani, uno di colore, che l'avevano costretta a subire violenza tra le auto in sosta: mentre uno la minacciava col coltello, l'altro abusava. Aggiungendo un particolare: il bruto aveva usato il preservativo che poi si era rotto durante il rapporto. Dettaglio vissuto davvero ma verificatosi con l'amante sedotto a San Giovanni fingendosi prostituta, e non a Trinità dei Monti. Gli investigatori hanno setacciato via di San Sebastianello palmo a palmo alla ricerca del profilattico, della confezione. Hanno rimosso le auto in sosta e hanno cercato. Invano. Insomma, niente confermava la storia raccontata da Adriana, tutto faceva pensare che ci fosse dell'altro che lei aveva tenuto nascosto. L'altro ieri ha ammesso. Il suo fidanzato, uno spagnolo quarantenne, quella notte l'ha convinta a fingersi prostituta e vivere un'avventura sessuale con uno sconosciuto. Un gioco erotico che non eccitava soltanto lui e lei ma pare anche altri. Poi è capitato l'incidente. Si è spaventata, ha pensato di poter contrarre qualche malattia, e col suo fidanzato è corsa all'ospedale Vannini, a Tor Pignattara. Era sicura che se avesse detto di essere stata violentata i medici l'avrebbero trattata con maggiore cura scongiurando il pericolo che l'aveva tanto spaventata. Invece ha dato il via all'indagine che in questi casi scatta automatica e che l'ha smascherata.