Chiedete scusa alla città
L'annuncio e l'attacco, entrambi squisitamente politici, il sindaco Alemanno li ha fatti direttamente dal palco di «Fattore D», la prima conferenza nazionale delle donne Pdl sul lavoro e l'occupazione femminile. L'occasione, insomma, non poteva essere più propizia. Dopo aver dato in modo dettagliato la notizia del falso stupro a Trinità dei Monti, Alemanno ha infatti affondato: «Scusate se ho letto questo messaggio ma dopo giorni e giorni di massacro su Roma creato dalla sinistra che ha ancora una volta strumentalizzato le donne, per mettere sotto accusa l'amministrazione di centrodestra, oggi che emerge la verità noi diciamo ancora una volta che siamo stanchi di una politica e una sinistra che gioca sulla pelle delle donne. Ciò lo dico ben sapendo che sono in corso le indagini sugli altri tre stupri avvenuti». La notizia della spagnola stuprata alla Salita di San Sebastianello (tra piazza di Spagna e Trinità dei Monti), cavalcata dal centrosinistra ha fatto il giro del mondo. Una «manna», cinicamente parlando, per la sinistra capitolina che ancora non ha metabolizzato la perdita del Campidoglio dopo 15 anni di potere. Uno choc tuttavia da superare. Non solo per opportunità politica ma anche per dimostrare una responsabilità nei confronti della Capitale che troppo spesso viene a mancare. Nessuno si è posto infatti il problema del danno a livello di immagine di una notizia del genere. Gravissima certo. Se fosse vera. Prima di gridare alla sventura e all'incapacità amministrativa del sindaco (a prescindere dal colore politico), chi ha la responsabilità politica della città (sia maggioranza sia opposizione) dovebbe quantomeno attendere la certezza degli eventi. Il passo indietro chiesto ieri dal sindaco e dal coordinatore regionale Pdl, Vincenzo Piso («Il centrosinistra chieda scusa alle donne e alla città»), non solo è caduto nel vuoto ma l'opposizione ha continuato a rincarare la dose. «Consiglierei cautela al sindaco Alemanno - dice il segretario romano del Pd, Marco Miccoli -. Non si può dimenticare, infatti, che sulle vergognose speculazioni fatte nella campagna elettorale del 2008 vinse le elezioni. A Roma, nonostante la ritrattazione della giovane spagnola, negli ultimi dieci giorni ci sono stati ben due casi di violenza sessuale accertata. Nella Capitale è ancora emergenza sicurezza perché i cittadini si sentono insicuri, nonostante le demagogiche promesse fatte sempre dal sindaco in campagna elettorale». Stessa musica suonata dal commissario del Pd Lazio, Vannino Chiti: «Alemanno abbia il pudore di non parlare di strumentalizzazioni sulle aggressioni alle donne. Ricordiamo tutti la sua campagna elettorale e l'uso spregiudicato contro il centrosinistra di vicende gravi e dolorose rimaste impresse nella nostra memoria. La destra se ne servì senza vergogna». Certamente la campagna elettorale del 2008 si incentrò sulla sicurezza, anche perché, è bene ricordare, le atrocità subite dalla signora Reggiani resteranno sempre una ferita nella e per la città. A quasi tre anni di distanza però appare quanto mai presuntuoso da parte del Pd ridurre la sconfitta elettorale alla campagna del centrodestra sulla sicurezza, un elemento che certò influì il voto degli elettori ma non lo determinò. Forse all'interno del partito serve ancora un po' di outing per capire che non solo la scelta di riproporre Rutelli alla guida del Campidoglio non ha portato il risultato sperato ma che, dopo 15 anni di potere ininterrotto, anche la storia vuole un cambio di passo. Così come il centrodestra dovrebbe smettere di utilizzare, a quasi tre anni dalla vittoria, le «malefatte» delle precedenti amministrazioni. La sensazione di una battaglia tra partiti fine a se stessa è forte. Si parla di passato, come se tutto si fosse fermato al 2008: per il Pd la vittoria «rubata» di Alemanno; per il Pdl l'eredità di una gestione fallimentare che «blocca» gli obiettivi strategici. Va bene il confronto, e lo scontro politico. Sui grandi temi che riguardano non una visione politica ma il bene della Capitale sarebbe però il caso di trovare quell'unità di intenti tra maggioranza e opposizione che con Veltroni si era raggiunta. Basta un esempio. La sfida dell'ex sindaco a candidare Roma ai Giochi del 2016. Tutti, dal Campidoglio al Parlamento, sostennero l'iniziativa. Senza polemica ma con l'unico obiettivo di portare la Capitale alla ribalta dello sport mondiale. Peccato che a questo passato non si guardi mai.