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Sergio Rubini legge i versi di Sanguineti

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L'attoree regista romano sarà affiancato, in alcuni momenti, dal giornalista Antonio Gnoli. «L'idea di un reading con i versi di Sanguineti ce l'ho nella testa da sempre - sottolinea Rubini - L'avevo scoperto al liceo, sull'antologia, dove ho trovato una sua poesia struggente. Nel corso di questi anni non ho mai smesso di leggerlo». L'attore avrebbe voluto fare questo reading di fronte al poeta, uno dei più importanti esponenti della neoavanguardia, ma il 18 maggio dello scorso anno Sanguineti è mancato in seguito a complicazioni per un aneurisma. «Solo per poco la mia strada non ha incrociato la sua - ha confessato Rubini- e oggi che non c'è più, sento l'obbligo di tirar fuori questo amore». Nelle poesie di Sanguineti l'uso di giochi verbali, allitterazioni e rime produce un ritmo sincopato, spiazzante, che in qualche modo evoca il jazz e le sue improvvisazioni modali. Ogni parola è un graffio, un'interruzione, una rottura che destabilizza l'attore e insieme lo spettatore, sorprendendolo continuamente. «Faccio un numero a caso» accenna al desiderio di farci ritrovare di fronte a qualcosa che accade in modo inaspettato, nella musica, nella recitazione e nella poesia. Intellettuale, poeta, docente di Letteratura Italiana alle Università di Torino, Salerno e Genova, autore di teatro, critico, saggista, l'attività di Edoardo Sanguineti è iniziata con l'esperienza avanguardista degli anni Sessanta. Insieme ad Angelo Guglielmi, Sanguineti fu il teorico più conosciuto del Gruppo ‘63. La sua è stata una poesia «politica», basata sullo stretto rapporto tra ideologia e linguaggio, visto attraverso le lenti del marxismo. «Il suo marxismo dialettico - nota Giulio Ferroni nella sua "Storia della letteratura italiana" - guarda soprattutto a Lukàcs e a Benjamin, il cui insegnamento egli sa far reagire con un gusto per gli intrecci e le scomposizioni linguistiche, con un'aggressiva tensione parodica, una ironia dissacrante, una singolare erudizione artistica e musicale». Le prime raccolte poetiche di Sanguineti, «Laborintus» ( 1956) e «Opus metricum» (1961) portano fortemente questa impronta ideologica, mentre a partire dagli anni Settanta la sua poesia è più orientata ai giochi linguistici e all'uso ironico della parola come in «Wirrwar» (1972), «Postkarten» (1978) fino a «Stracciafoglio» (1980) e a «Scartabello» (1981). Nel 2004 viene pubblicata la monumentale raccolta «Microkosmos Poesie 1951 -2004», che offre un panoramica completa di tutta la produzione poetica di Sanguineti.

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