Addio alla Lista civica per le amministrative
Pace fatta. Si direbbe. Nonostante la presidente del Lazio, Renata Polverini non abbia mai annunciato (né smentito) la presentazione di una sua lista alle prossime amministrative - che interesseranno il 15 e 16 maggio oltre cento comuni laziali (35 solo nella provincia di Roma) - i suoi «fedelissimi» erano già a lavoro per la raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle candidature. Poi, le vicissitudini del Pdl nazionale, la costituzione del partito di Fini e, in generale, il quadro di una politica sempre più incerta, hanno fatto fare un passo indietro. A chiederlo sarebbe stato lo stesso presidente Berlusconi, che comunque ha già dato il suo placet alla Fondazione Città Nuove, riferita sempre alla governatrice del Lazio. Una lista civica della Polverini in un momento simile potrebbe infatti indebolire troppo il Pdl e il test delle amministrative di maggio è, sotto certi punti di vista, vitale per la tenuta del centrodestra laziale. Ma niente si fa per niente. Così il Pdl, e gli «alleati», dovranno fare più di un passo indietro sulla scelta dei candidati. La Polverini, sempre più forte sul territorio laziale, infatti è pronta a rinunciare alla sua lista ma non ai candidati chiave. In particolare, la governatrice sarebbe irremovibile sul candidato a sindaco di Campagnano: sarà donna. Una strategia corretta, quella della Polverini, l'unica in grado di portare consenso elettorale anche nelle altre province laziali. È lei infatti sempre più il punto di riferimento per la coalizione del centrodestra, un po' per la carenza di un partito ancora giovane e lacerato da due anime che ancora non si incontrano, quella degli ex di An e di Fi. Un po' perché finora la presidente del Lazio ha tenuto ben saldo nelle proprie mani il timone del governo e degli equilibri tra le diverse correnti Pdl. Non a caso le nomine dei vertici delle aziende regionali vengono scientificamente centellinate. Un modo per tenere il controllo della macchina regionale e «sotto scacco» il partito locale. Una mossa fin qui vincente. Anche se saranno le urne a dare il verdetto finale. E chissà cambiare una rotta che sta logorando quadri e militanti di un Pdl ancora in crisi.