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La verità sullo stupro dai tabulati telefonici

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Inqueste ore gli investigatori stanno controllando i numeri che erano attiviti a quell'ora, in quella zona. Le immagini registrate dalle telecamere attorno a via di San Sebastianello e a Trinità dei Monti pare non abbiano fornito gli elementi che si attendevano. La ragazza, studentessa di Ingegneria, appartenente a una famiglia facoltosa, sarà riascoltata dagli investigatori per mettere a fuoco i minuti di quella notte di terrore. Non sempre i ricordi della vittima sono lucidi e in questa storia non mancano aspetti poco chiari. Lei ha raccontato che era a piazza di Spagna per scattare alcune fotografie (la macchina è stata sequestrata e pare sia vuota) quando con una scusa è stata avvicinata dai due italiani (uno di carnagione scura): tra le auto in sosta, mentre uno la minacciava col coltello, l'altro abusa di lei. Dopo, in macchina (anche se le telecamera non l'avrebbero intercettata) è tornata a casa, a San Giovanni, e ha chiamato il fidanzato, col quale assieme è andata al pronto soccorso dell'ospedale Vannini, a Tor Pignattara. Lì ha riferito la violenza, ma la visita e il prelievo col tampone sono stati eseguiti al policlinico Umberto I, dove la ragazza è stata accompagnata dalla polizia. L'esame del dna sarebbe la prova regina che incastrerebbe lo stupratore, il secondo in una settimana, dopo il romeno che ha violentato la statunitense a Villa Borghese. «In questa città - commenta il segretario generale della Consap, sindacato di polizia - la sicurezza è diventato un tema centrale. Nonostante gli sforzi del questore Francesco Tagliente, la macchina però va rimodulata. Gli equipaggi devono tornare a pattugliare il territorio». Fab. Dic.

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