Un progetto ambizioso e atteso, quello della realizzazione del polo di cura e ricerca del Bambino Gesù, fortemente voluto dal professor Bruno Dallapiccola, Direttore scientifico dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
L'obiettivoche ci siamo prefissi è quello di dar vita entro il 2012 al più grande laboratorio per la ricerca pediatrica d'Europa: 5.000 metri quadri in cui oltre 200 medici italiani e stranieri che lavoreranno alla comprensione delle basi biologiche delle malattie rare, allo sviluppo di nuovi farmaci, sui meccanismi biologici dell'obesità infantile, sulla cura dei tumori». Il trapianto di fegato della piccola palestinese di qualche giorno fa è solo una delle testimonianze del ruolo dell'Ospedale come punto di riferimento per cura e ricerca a livello internazionale. In queste attività come si inserisce la nuova struttura? «La specificità della pediatria che caratterizza tutta l'attività dell'Ospedale ha un impatto sovrannazionale. Una volta ultimato, il Centro di San Paolo, vedrà concentrata in un'unica struttura i laboratori di genetica molecolare con tecnologia di ultima generazione, i laboratori di biochimica per lo studio delle alterazioni metaboliche e delle proteine coinvolte nelle malattie e un istituto dei tessuti che svilupperà progetti di terapia genica e di cura basati sull'impiego di cellule staminali. La stretta interazione che esiste tra i laboratori di ricerca e l'attività clinica dell'Ospedale costituisce e costituirà sempre più un valore aggiunto nello sviluppo di programmi di ricerca di alto impatto destinati ad essere trasferiti rapidamente al letto del paziente. Un assetto strategico complessivo che intende riaffermare il ruolo dell'Ospedale come uno dei centri di riferimento a livello mondiale». Il nuovo centro sarà soprattutto un polo di ricerca e tra gli obiettivi posti c'è quello di contrastare la “fuga dei cervelli” dall'Italia, come? «Rispondendo con l'eccellenza all'eccellenza. Ci sono tutte le carte in regola per diventare sempre più – come già accade oggi al Bambino Gesù – una meta professionale appetibile sulla scena internazionale. Non solo offrire una solida opzione per giovani ricercatori italiani ma anche consolidare il ruolo di centro di attrazione per ricercatori stranieri che vogliano condividere con noi una parte del percorso scientifico. Questa prospettiva di attrarre sempre più ricercatori dall'estero si inserisce anche in un programma più ampio che l'Ospedale ha nei confronti dei Paesi in via di sviluppo nei quali vogliamo allevare giovani talenti facendoli studiare e lavorare da noi per portare poi nei propri Paesi le conoscenze acquisite per metterle al servizio di chi ha bisogno di cure». Sus. Nov.